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giovedì 29 marzo 2018

A 60 ANNI ESATTI DALLA SCELLERATA RIFORMA CHE FECE CHUDERE PER SEMPRE IN ITALIA LE CASE CHIUSE, E' URGENTE E NECESSARIO ABOLIRE LA LEGGE MERLIN PER LIBERALIZZARE E REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE IN ITALIA, UNICA ALTERNATIVA PER RESTITUIRE DIRITTI E PARI DIGNITA' ALLE DONNE CHE SENZA COSTRIZIONI ECONOMICHE E PSICOLOGICHE, VOGLIONO INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI ESCORT O ACCOMPAGNATRICI PER FACOLTOSI, PAGANDO LE TASSE ALLO STATO ITALIANO, LIBERANDOLE DALLO SFRUTTAMENTO DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, DALLE MAFIE E PROTEGGENDOLE DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, OLTRE CHE DAI MANIACI ASSASSINI CHE GIRANO DI NOTTE PER LE STRADE DELLE NOSTRE CITTA'!!!

DOPO L'APPROVAZIONE DELLA RIFORMA CIRINNA' SULLE UNIONI CIVILI E LA PARITA' DEI DIRITTI TRA LE COPPIE REGOLARI E LE COPPIE DI FATTO, SUI MATRIMONI GAY, SUL RICONOSCIMENTO DEL TESTAMENTO BIOLOGICO E SULL'APPROVAZIONE DELLA LEGGE SUL "DOPO DI NOI", OGGI SI PRESENTA L'URGENZA DI ABOLIRE LA LEGGE MERLIN PER LIBERALIZZARE E REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE IN ITALIA, UNICA ALTERNATIVA PER RESTITUIRE DIRITTI E PARI DIGNITA' ALLE DONNE CHE SENZA COSTRIZIONI ECONOMICHE E PSICOLOGICHE, VOGLIONO LIBERAMENTE INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI ESCORT O DI ACCOMPAGNATRICI PER FACOLTOSI, PAGANDO LE TASSE ALLO STATO ITALIANO, LIBERANDOLE DALLO SFRUTTAMENTO DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, LIBERANDOLE DALLA SCHIAVITU' DELLE MAFIE E PROTEGGENDOLE DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, OLTRE CHE DAI MANIACI ASSASSINI CHE GIRANO DI NOTTE PER LE STRADE DELLE NOSTRE CITTA' E METROPOLITANE!!!
 
RIFORMA MERLIN 1958
La legge 20 febbraio 1958, n. 75[1] è una legge della Repubblica Italiana, nota come legge Merlin, dal nome della promotrice nonché prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin. Essa abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. La prostituzione in sé, volontaria e compiuta da donne e uomini maggiorenni e non sfruttati, restò però legale, in quanto considerata parte delle scelte individuali garantite dalla Costituzione, come parte della libertà personale inviolabile (articolo 13).
La legge Merlin regola tuttora il fenomeno in Italia.


LA SITUAZIONE NEL 2018


ABOLIRE LA LEGGE MERLIN PER LIBERALIZZARE E REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE IN ITALIA, UNICA ALTERNATIVA PER RESTITUIRE DIRITTI E PARI DIGNITA' ALLE DONNE CHE SENZA COSTRIZIONI ECONOMICHE E PSICOLOGICHE, VOGLIONO LIBERAMENTE INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI ESCORT O DI ACCOMPAGNATRICI PER FACOLTOSI, PAGANDO LE TASSE ALLO STATO ITALIANO, LIBERANDOLE DALLO SFRUTTAMENTO DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, LIBERANDOLE DALLA SCHIAVITU' DELLE MAFIE E PROTEGGENDOLE DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, OLTRE CHE DAI MANIACI ASSASSINI CHE GIRANO DI NOTTE PER LE STRADE DELLE NOSTRE CITTA' E METROPOLITANE!!!
 
ABOLIRE LA LEGGE MERLIN PER LIBERALIZZARE E REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE IN ITALIA, UNICA ALTERNATIVA PER RESTITUIRE DIRITTI E PARI DIGNITA' ALLE DONNE CHE SENZA COSTRIZIONI ECONOMICHE E PSICOLOGICHE, VOGLIONO LIBERAMENTE INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI ESCORT O DI ACCOMPAGNATRICI PER FACOLTOSI, PAGANDO LE TASSE ALLO STATO ITALIANO, LIBERANDOLE DALLO SFRUTTAMENTO DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, LIBERANDOLE DALLA SCHIAVITU' DELLE MAFIE E PROTEGGENDOLE DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, OLTRE CHE DAI MANIACI ASSASSINI CHE GIRANO DI NOTTE PER LE STRADE DELLE NOSTRE CITTA' E METROPOLITANE!!!


Lina Merlin, all'anagrafe Angelina Merlin (Pozzonovo, 15 ottobre 1887Padova, 16 agosto 1979), è stata una politica, partigiana e insegnante italiana, componente dell'Assemblea Costituente e prima donna a essere eletta al Senato.
Il suo nome è legato alla legge 20 febbraio 1958, n. 75 - conosciuta come Legge Merlin - con cui venne abolita la prostituzione legalizzata in Italia.
 
 
ABOLIRE LA LEGGE MERLIN PER LIBERALIZZARE E REGOLARIZZARE LA PROSTITUZIONE IN ITALIA, UNICA ALTERNATIVA PER RESTITUIRE DIRITTI E PARI DIGNITA' ALLE DONNE CHE SENZA COSTRIZIONI ECONOMICHE E PSICOLOGICHE, VOGLIONO LIBERAMENTE INTRAPRENDERE LA CARRIERA DI ESCORT O DI ACCOMPAGNATRICI PER FACOLTOSI, PAGANDO LE TASSE ALLO STATO ITALIANO, LIBERANDOLE DALLO SFRUTTAMENTO DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, LIBERANDOLE DALLA SCHIAVITU' DELLE MAFIE E PROTEGGENDOLE DALLE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI, OLTRE CHE DAI MANIACI ASSASSINI CHE GIRANO DI NOTTE PER LE STRADE DELLE NOSTRE CITTA' E METROPOLITANE!!!
 
LA LEGGE MERLIN - FEBBRAIO 1958
 
La legge italiana in vigore fino ad allora prevedeva che venissero eseguiti controlli sanitari periodici sulle prostitute, in realtà i controlli erano sporadici e soggetti a pressioni di ogni genere da parte dei tenutari, specialmente al fine di impedire di vedersi ritirata la licenza per la gestione dell'attività.
Questo provvedimento legislativo fu il principale dell'attività politica della parlamentare socialista, che intese seguire l'esempio dell'attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard, sotto la cui spinta nel 1946 erano state chiuse le case di tolleranza in Francia, e riprende i principi della Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con risoluzione 317 (IV) del 2 dicembre 1949, entrata in vigore il 25 luglio 1951 e resa esecutiva in Italia con legge 23 settembre 1966 n. 1173.[2] Una prima versione del suo disegno di legge in materia di abolizione delle case chiuse in Italia, Lina Merlin l'aveva presentata nell'agosto del 1948 (anno in cui pare che fossero attivi oltre settecento casini, con tremila donne registrate, che risulteranno ridotte a duemilacinquecento al momento dell'entrata in vigore della legge) su sollecitazione di un gruppo di donne dell'Alleanza femminile internazionale in visita al Parlamento italiano e su suggerimento di Umberto Terracini, che aveva fatto la tesi di laurea sulla prostituzione[3]. Il progetto divenne legge, dopo un lunghissimo iter parlamentare, il 20 febbraio 1958: veniva abolita la regolamentazione statale della prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione.
Il suo primo atto parlamentare era stato quello di depositare un progetto di legge contro il sesso in compravendita e l'uso statale di riscuotere la tassa di esercizio. Un incentivo alla sua azione legislativa venne dall'adesione dell'Italia all'ONU. In virtù di questo evento, il governo dovette sottoscrivere diverse convenzioni internazionali tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (del 1948) che, tra l'altro, faceva obbligo agli Stati firmatari di porre in atto la tratta degli esseri umani e l'aggiuntiva Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui (1949/1951).
Il Partito Socialista Italiano di allora intendeva, come deriva della ratifica di questi trattati, abolire le case di tolleranza gestite dallo Stato. Tuttavia, l'allora ministro degli Interni Mario Scelba aveva smesso di rilasciare licenze di polizia per l'apertura di nuove case già dal 1948. La proposta di legge presentata dalla Merlin fu l'unica al riguardo. La Merlin ribadì nel dibattito parlamentare come l'articolo 3 della Costituzione italiana sancisse l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e l'articolo 32 annoverasse la salute come fondamentale diritto dell'individuo; veniva citato inoltre il secondo comma dell'articolo 41 che stabilisce come un'attività economica non possa essere svolta in modo da arrecare danno alla dignità umana.
Alcuni dissidenti del PSI, come il medico Gaetano Pieraccini, pur essendo d'accordo nell'eliminare lo sfruttamento in sé, consideravano inestirpabile il fenomeno in sé, e volevano che comunque la prostituzione restasse regolamentata, anche senza il sistema delle case chiuse; affermavano che relegare nell'ombra il tutto poteva anche essere peggio e portare conseguenze disastrose per la salute pubblica, aumentando persino lo sfruttamento.[4] Pieraccini affermò che «per evitare la prostituzione, dovremmo essere costruiti come gli animali inferiori, ad esempio il corallo, che è asessuale e non ha il sistema nervoso»; sempre nel PSI, Eugenio Dugoni ebbe scontri verbali durissimi con la Merlin.[4]
Benedetto Croce (Partito Liberale Italiano) aveva detto che qualsiasi male ci fosse nelle case di tolleranza era comunque minore che nel caso fossero state abolite: «Eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male».[5] Il PLI riteneva inoltre la legge Merlin un'indebita intrusione dello Stato in decisioni morali e lavorative personali, ma secondo i fautori la legge non impediva l'esercizio della decisione di prostituirsi ma solo lo sfruttamento. Se alcuni consideravano le prostitute come criminali o asociali in cerca di facile guadagno, la Merlin puntava il dito contro i clienti dei bordelli, definiti "corrotti":
« Sviluppiamo la coscienza sessuale del cittadino: aprite ai giovani i campi sportivi per esercitare gli sport; moltiplicate gli Alberghi della Gioventù e spianate le vie dei monti e dei mari, anziché lasciare i giovani affollare i vicoli della suburra in attesa del loro turno dietro la porta del lupanare. Fate che non imparino dalla malizia del compagno più esperto come si genera la vita, ma fate che imparino dall’insegnamento scientifico quanto essa è bella e sacra nel fremito delle piante e degli animali, uomo compreso, che la rinnovano nell’amore! (...) La sfrenatezza della vita è un sintomo di decadenza. Il proletariato è una classe che deve progredire. Non gli occorre l’ebbrezza, né come stordimento né come stimolo. Dominio di sé, autodisciplina, non è schiavitù, nemmeno in amore! Signori, questo è l’insegnamento di Lenin ai giovani del suo Paese, e anche noi dovremmo accoglierlo perché esso non contraddice ai nostri credi! (...) I clienti sono spesso uomini corrotti, sposati e non scapoli soltanto. Sono altresì studenti, operai, soldati che vengono condotti per la prima volta nel lupanare per soddisfare una curiosità. Non resterebbero certamente casti senza la regolamentazione, ma neppure cederebbero ai primi stimoli della passione, quando ancora non hanno le ossa ben formate. Ma ciò avverrebbe più tardi, con un atto normale e sano.[6] »
Un altro senatore socialista, Gustavo Ghidini, parlò di incostituzionalità della proposta di legge in quanto contraria proprio all'articolo 32 della Carta fondamentale dello Stato, comma 1: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», in quanto la legge avrebbe diffuso le malattie veneree senza controllo.[4] Entrambe le parti, interpretando ciascuno a sostegno delle proprie posizioni, si richiamarono come detto all'articolo 32 ma anche all'articolo 41:
« L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. »
(Articolo 41, comma 1-2, Costituzione della Repubblica Italiana)
Secondo la Merlin, la prostituzione anche volontaria era dannosa per la dignità della donna, mentre secondo i fautori del modello vigente e della legalità del meretricio, era un'attività economica privata che era perciò da lasciare libera, e, previa libera decisione della lavoratrice e svolta in condizioni di legalità e sicurezza, non pregiudicava la dignità e la libertà della donna (cosa peraltro sancita anche da pronunce giudiziarie dei decenni successivi che definirono la prostituzione non sfruttata come un lavoro "normale"[7]); la donna invece sarebbe stata pregiudicata se la professione di prostituta fosse stata collocata nell'illegalità o fuori da ogni controllo, rendendo la prostituta soggetta alla criminalità.[4] Nella proposta Merlin la punizione dei clienti e delle prostitute singole invece non fu ritenuta idonea, anche perché mancava in Costituzione qualsiasi norma cogente (come previsto dall'articolo 54) contro il mero consumatore di un'attività non legale o contro il lavoratore in essa "sfruttato" e quindi vittima, e contro la libera professionista, figura rientrante nella sfera delle libere scelte personali e inviolabili dell'individuo (articolo 2 e 13).[8]
Tra i compagni di partito della Merlin, lo stesso Pietro Nenni era perplesso su molti aspetti della legge e l'onorevole Merlin, nel 1958, minacciò quindi di rendere pubblici i nomi di esponenti socialisti tenutari di bordello.[9] Tuttavia, nessuno di questi autorevoli oppositori poté votare la legge, a causa del lungo iter, ed essendo tutti deceduti prima del 1958, ad eccezione di Nenni e Ghidini (che però non era più deputato).
A detta della senatrice, le leggi che fino ad allora avevano regolamentato la prostituzione potevano e dovevano essere abolite, senza che a esse venisse sostituito alcun controllo o permesso di esercitarla in luogo pubblico. Occorsero circa dieci anni perché la sua proposta di legge percorresse l'intero iter legislativo. Nonostante avesse dalla propria parte una maggioranza di consensi, la legge incontrò ostacoli di diverso genere durante il dibattito nelle aule parlamentari, dovendo essere ripresentata allo scadere di ogni legislatura e ricominciare i dibattiti tanto in aula quanto in commissione.[4]
A favore della legge si schierarono infine socialisti, comunisti, repubblicani, democristiani e alcuni socialdemocratici, mentre contrari furono liberali, radicali, missini, monarchici, la maggioranza dei socialdemocratici e vari dissidenti di partiti favorevoli (diversi socialisti, molti dei quali lasciarono il PSI per aderire al PSDI, alcuni repubblicani, qualche comunista[10], ecc.).[4][11] Alla fine prevalse la posizione della Merlin e la legge fu votata dal Parlamento nel 1958. 
La legge stabiliva, nel termine di sei mesi dall'entrata in vigore della stessa, la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione della prostituzione in Italia e l'introduzione di una serie di reati intesi a contrastare lo sfruttamento della prostituzione altrui.
La legge, proibendo l'attività delle "case da prostituzione"[12] puniva sia lo sfruttamento sia il favoreggiamento della prostituzione, in particolar modo "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui".[13] La norma prescriveva anche la costituzione di un Corpo di polizia femminile, che da allora in poi si sarebbe occupata della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume (sanzionati anche dalla stessa legge Merlin come "libertinaggio") e della lotta alla delinquenza minorile.[14]  
Alla mezzanotte del 19 settembre del 1958, come primo effetto della norma, vennero chiusi oltre cinquecentosessanta postriboli su tutto il territorio nazionale.[senza fonte] Molti di questi luoghi furono riconvertiti in enti di patronato per l'accoglienza e il ricovero delle ex-prostitute. La tenacia di Lina Merlin nel portare avanti, fin dal momento della sua elezione, la propria lotta al lenocinio (favoreggiamento) inteso come sfruttamento di prostitute (e, di fatto, quindi decretare l'illegalizzazione della prostituzione) portò all'approvazione dell'omonima e ampiamente discussa legge. L'avvenimento, che segnò una svolta nel costume e nella cultura dell'Italia moderna, venne visto da alcuni come una svolta positiva, da altri col timore di alcune conseguenze quali gravi epidemie di malattie veneree e il dilagare delle prostitute nelle strade delle città, cosa che in effetti avvenne.
Pur essendo l'argomento per sua natura scabroso, e perciò improponibile sui pudibondi mezzi di informazione dell'Italia degli anni cinquanta, nel Parlamento e nella società si creò una spaccatura trasversale tra coloro che sostenevano l'opinione della Merlin, tra cui molti esponenti di area cattolica, e molti altri che invece opposero un atteggiamento di rifiuto totale e categorico.
L'ostilità verso la Merlin dei tenutari di case di tolleranza, che si erano riuniti in un'associazione di categoria denominata APCA (Associazione Proprietari Case Autorizzate), e di tutti coloro che si opponevano alla sua proposta di legge,
giunse al punto di costringerla alla semi-clandestinità, dopo che ebbe ricevuto intimidazioni e minacce di morte.
Molti hanno presentato nel corso degli anni proposte di legge per l'abolizione o l'attenuazione della legge Merlin, ad esempio i Radicali Italiani, la Lega Nord, La Destra e il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute guidato da Pia Covre e Carla Corso.[19]
Il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna (Forza Italia-Popolo della Libertà) propose nel 2008 un disegno di legge proibizionista contro la prostituzione stradale, ma non arrivò mai all'iter parlamentare.
Il 27 luglio 2013 sulla gazzetta ufficiale della Corte Suprema di Cassazione è stato pubblicato il quesito referendario intitolato "Volete voi che sia abrogata interamente la legge 20 febbraio 1958, n. 75, intitolata Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui?"[20][21][22]
Il quesito è stato depositato da Angelo Alessandri e Matteo Iotti (Progetto Reggio) e Luca Vezzani (Pdl). L'iniziativa è stata promossa da diversi sindaci di diverse città italiane e la raccolta firme è partita in alcuni comuni già durante il mese di agosto 2013.[23][24] Tuttavia la proposta si arenò poiché al 16 ottobre venne a mancare il numero necessario per la proposizione del referendum.[25]
Nel marzo 2014 venne presentato un disegno di legge da parte della senatrice Maria Spilabotte del Partito Democratico al fine di regolamentare il fenomeno,[26] iniziativa che però non si è mai concretizzata in una norma di legge, pur godendo dell'appoggio trasversale di molti gruppi tra cui Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Nuovo Centrodestra, PSI e Forza Italia.
Nello stesso mese la Lega Nord ha avviato una nuova raccolta firme.[27] Dell'iniziativa è stata data notizia sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nn. 36 e 46 del 2014 e la scadenza per la raccolta è stata fissata il 13 giugno 2014. Le firme sono state poi depositate alla fine del mese di giugno 2014.[28] Di contraltare sono stati presentati anche disegni di legge per inasprire le sanzioni come quello della deputata Caterina Bini (sempre del PD) nel 2016, proponendo l'introduzione del modello neo-proibizionista ai danni dei clienti.
Alcuni comuni italiani, sul modello di dette legislazioni proibizioniste, hanno introdotto ordinanze che prevedevano pesanti multe per i clienti delle prostitute di strada, con possibile arresto in flagranza di reato (fino alla depenalizzazione di tali fattispecie) da parte della polizia municipale, per i reati di intralcio al traffico e atti osceni in luogo pubblico[29], ma spesso tali misure sono state ritenute incostituzionali e regolarmente le risultanti sanzioni sono invalidate da pronunce giudiziarie, in quanto nemmeno la stessa legge Merlin prevede sanzioni di questo tipo e secondo l'art. 23 «Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge».[30][31]
Nel 2017, basandosi sul decreto legislativo n. 46/2017 (cosiddetto decreto Minniti-Orlando sull'immigrazione clandestina), il sindaco di Firenze Dario Nardella (Partito Democratico) ha emesso un'ordinanza sul divieto di chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento per strada, con pene dall'arresto fino a tre mesi e multe fino a 200 euro anche se il rapporto non si è consumato.[32]
La proposta di alcuni sindaci di zone a luci rosse nei loro comuni (ad esempio a Roma da parte di Ignazio Marino), sono peraltro sempre state abbandonate su richiesta dei prefetti perché in contrasto con la legislazione nazionale definita nella legge Merlin, che configurerebbe per i Comuni stessi (non titolari della facoltà di legiferare su temi etici e di sicurezza avocati al solo Stato) il reato di favoreggiamento della prostituzione.[33]
 
 





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