Nella
sua stanza, con i sensi scombussolati, Rossella pensava di prendere
una decisione entro le 22, l’ora in cui avrebbe dovuto
chiamare il “Dottore.”
Cosa
voleva? Il suo istinto di donna le diceva chiaramente:”vuole
me” ma la sua razionalità e le sue paure le suggerivano”vuole
vedermi perchè mi vede una ragazzetta da proteggere da stargli
vicino”.
Poi
però ripensava al modo in cui la guardava,la sfiorava
volontariamente e involontariamente e alle volte che da uomo rude la
riprendeva quando la vedeva fare cose che non approvava e premeva il
suo corpo contro di lei,stringendole forte le mani e aderendo il
corpo contro al suo.:” vuole
scoparmi, altro che balle!”
Ma..
chissà come scopa, magari non ce la fa, al massimo una e anche
scarsa, e seguendo questo filo di pensieri un certo languore le
scaldò il grembo, ed arrivò l’ora di cena.
Appena
finito di mangiare, corse in camera sua” devo
telefonare a Hellen” l'amica del cuore, e invece con un misto di
paura ed eccitazione compose il numero del dottore .
“sono
iO” esclamò appena lo sentì rispondere,La sua voce ferma e
profonda le disse”Signorina, stasera vediamoci,credo ci sono alcune
cose che non abbiamo chiarito, lei sa a cosa mi riferisco”.
”Sì.. dottore,
certo…capisco ..ma..” la testa le stava andando in confusione” “Allora,
vieni su da me verso le 23 e da sola naturalmente” disse lui con
formula di cortesia, ma col tono del comando.
Lei
pensò ” Sono in trappola”, e disse solo, ”va
bene” e riattaccò la cornetta.Rimase lì, per qualche attimo poi
pensò che magari voleva solo parlarle, farle una bella predica o
cose così.In fondo lui sapeva bene da quale famiglia
provenisse,conosceva i suoi genitori e cullandosi in questa
rassicurante considerazione tornò dai suoi per una rassicurante
serata televisiva in famiglia.
Dopo
cena si chiuse in bagno e si dedicò a farsi bella.
Voleva
abbagliarlo, sperava di poterlo dominare nell’incontro e limitare i
danni, e comunque se doveva cedere voleva che se lo ricordasse.Si
depilò accuratamente radendo i peli pubici con accuratezza e
lasciando completamente esposta la sua vulva rosata, privo
di qualsiasi peluria.
Si
diede uno sguardo soddisfatto con uno specchietto tra le gambe e
passò a lavarsi e profumarsi. Scelse
un completino di pizzo semplice e sexy, pantaloni neri,camicia nera e
il suo cappottino nero, elegante ed uscì . Giunse
al suo studio con qualche minuto di anticipo, e bussò al citofono in
preda ad una grande agitazione. Lui
rispose subito e le aprì.La aspettava sulla porta e dopo averla
salutata compitamente la fece entrare e chiuse la porta a chiave. La
fece entrare dopo essersi seduto nella poltrona le
disse:
“Cara
, io per lei ho tradito la fiducia di suo padre e sua madre, lo sa?”
Lei
abbassò lo sguardo e rispose:” Sì, certamente
ma..credevo fossimo amici..”
”Beh, mi
sembra di ricordare di sì, certo potremmo ridare un’occhiata” e
le indicò il lettino per la visita.
Lei
rapidamente si spogliò restando in calze e reggiseno e si mise nella
posizione oscena e spalancata che ormai conosceva bene.
Lui
si sedette tra le sue cosce e osservò senza una parola la sua vulva
nuda offertaLei col cuore in gola e con un filo di voce disse ”Dottore,
sono disposta a tutto, ma non mi tradisca”.
Lui
sollevò lo sguardo e con voce dura: ”Tutto
vuol dire moltissimo, lo sa? Ha pensato bene alle sue parole? ”
“Si,
va bene tutto quello che lei mi chiederà” rispose Marina,
abbandonando ogni difesa.
Lui
passò alle sue spalle ed abbassò il lettino, lasciandola
perfettamente orizzontale, con la testa che penzolava all’indietro.
Non
fece in tempo a pensare alla scomodità della posizione che le sue
mani le presero il capo e il suo cazzo si appoggiò prepotentemente
sulle labbra.
Fu
un attimo, le socchiuse e lui con una spinta decisa fu dentro.
Era
in piedi dietro di lei ed in quella posizione le si infilava fino in
gola soffocandola quasi e si ritraeva fino a lasciarle in bocca solo
la punta che lei leccava sempre più golosamente e freneticamente.
Si
era messa in testa che se l’avesse fatto godere così, se la
sarebbe cavata solo con un pompino, in fondo, a cinquanta anni
suonati, una
volta sarebbe stato abbastanza e si dedicò con tutte le sue capacità
a quel lavoro di bocca che poteva salvarla.
Il
pompino non era mai stato il suo forte ma questa volta doveva
superarsi. In quella posizione aveva le sue palle davanti agli occhi
e ne sentiva nel naso l’aroma forte di maschio alla monta.
Con
la lingua leccava follemente la cappella, consapevole del fatto che
la parte più sensibile del glande le strusciava sul palato e non
poteva stimolarla per scatenare il suo piacere.
“sei
una gran succhiacazzi, lo sai? - le
disse all’improvviso -dai
continua così ”
e
contemporaneamente accentuò le spinte col bacino infilandoglielo
fino in gola.
Marina,temendo
che lui volesse interrompere quella cavalcata per scoparla,
intensificò gli sforzi, e parte per eccitarlo e parte perché era
eccitata lei stessa iniziò a masturbarsi infilandosi due dita nella
figa che si andava riempiendo di umori.
La
stanza era piena di rumori osceni, il risucchio
della
bocca, la sua respirazione sempre più affannosa, i gemiti soffocati
di lui, quelli strozzati ed a bocca piena di lei, il cigolio del
lettino che ormai oscillava sotto i colpi che lui le menava in gola,
e dopo un tempo che a lei sembrò infinito lui si ritrasse
lasciandole in bocca solo il glande che vibrando ritmicamente le
riversò in bocca abbondanti schizzi di sperma.
In
quella innaturale posizione non riuscì ad ingoiarlo e lo tenne lì
decisa a sputarlo via, ma lui parve leggerle nel pensiero e le disse ”Devi
bere tutto, tesoro...”
e
si ritrasse completamente aiutandola a mettersi seduta ed
osservandola mentre mandava giù in due sorsi tutto il suo
seme,ancora caldo.
“Bene”
pensò marina ” me
la sono cavata con poco, tutto sommato non è stato neanche male”,
ma nel dire questo gettò uno sguardo al suo pene e lo trovò ancora
solidamente eretto.
Si
soffermò a guardarlo, era bello e ben proporzionato, lucido di
saliva e sperma e puntato dritto su di lei. Lui
seguì la direzione del suo sguardo e le disse: ”Sdraiati
come prima”, accompagnando
la frase con una dolce ma decisa spinta della mano.
Lei
si stese e sollevò le cosce sui sostegni ed istintivamente la mano
corse verso la vulva ed iniziò a stimolare il clitoride eccitato e
voglioso.
“Sei
una vera troietta” le disse lui spogliandosi completamente, e si
pose in piedi tra le sue cosce appoggiando il cazzo sulla vulva,
senza entrare.
“E
se rimango incinta?” chiese lei, ma fu zittita subito.“Prenderai
queste”, ribattè
mostrandogli delle pillole. Le
fece togliere il reggiseno e le sue tette solide e con i
capezzoli eretti svettarono verso l’alto, continuò a sfregare
il membro su tutta lo spacco, soffermandosi a spingere sul clitoride,
senza decidersi ad entrare.
Lei
lo guardava ormai in preda ad un vero delirio erotico, contorcendosi
nel tentativo di prenderlo dentro e raggiungere l’orgasmo, ma lui
si sottraeva con maestria.
” Perché?”
gli chiese quasi in lacrime e lui
” Cosa
vuoi, dimmelo”.
“Lo
sai benissimo”, ”No,
dimmelo, implorami e, forse, lo avrai”.
“Dammi
il tuo cazzo, lo voglio, mettilo dentro, fottimi dai” esplose
marina, in uno spasmo preorgasmico e lui con un ghigno sul viso, si
impugnò il membro con un mano e dopo averlo appuntato alla sua vulva
spalancata e colante abbondanti succhi le sprofondò dentro con una
unica violenta spinta che la proiettò istantaneamente in un orgasmo
fortissimo e lungo dal quale riemerse faticosamente.
Quando
ritornò in sè lui
era fermo, solidamente piantato dentro di lei e la guardava con un
sorriso enigmatico. Iniziò
subito a pomparla ritmicamente ritirando il membro fino all’ingresso
della vagina e sprofondando poi con spinte decise e continue; dopo
qualche minuto iniziò a parlarle: ”Alloratroietta, dimmi, quando
ti hanno sverginato quanti anni avevi.eh?” “Quattordici”
rispose Marina ansimando a tempo con le spinte che la scavavano
in profondità.
”E
poi quanti ne hai presi?tanti, pochi?
Hai la figa stretta, non te l’hanno mai sfondata” “Nnnohhh,
ho scohpatohhh mahhh sfonnnndatahhh maaaaaiiiiiii”
“Te
la sfondo io, ti infilo dentro tutta la mano dopo, ma adesso ti
voglio fottere questa bella fica stretta. Te la sei depilata per me
vero troia?? ”
”Sssiiiihhhh,
vohhlehhhvvoo essere bella” ” Zitta
adesso” le intimò lui e continuò ad affondare in lei con un ritmo
incalzante che la portò rapidamente ad un altro orgasmo che la
lasciò stremata e senza fiato.
Lui
continuò a muoversi dentro di lei, più lentamente e infine si
fermò. Con
uno sguardo intenso catturò i suoi occhi e lentamente estrasse il
membro dalla vagina traboccante succhi e lo appuntò al buchetto
posteriore.
“No
ti prego” implorò lei ”non
l’ho mai fatto” ”e
come mai? Hai paura.....?”
“Veramente
non me l’ha mai chiesto nessuno”
“Sciocchi,
ogni donna deve essere aperta dappertutto, le sue vie percorse
interamente” e così dicendo iniziò a spingere.
Marina
strinse i glutei e si ritrasse dicendo
”Ti
prego.....”
Lui
si fermò e le disse
” Pensi
di essere in condizione di chiedere qualcosa? Per adesso non mi va
più, ma ricorda la tua condizione” e, spostando
la punta della sua verga appena più in su la affondò
nella fica spalancata con un viscido fruscio.
Lei
si rilassò abbandonandosi alla scopata, ma lui la costrinse ad una
partecipazione più attiva, infilandole
un dito in bocca e facendolo insalivare accuratamente. Continuando
a pomparla le appoggiò il dito allo sfintere e con una spinta
progressiva le penetrò quel buchetto che già conosceva bene. La
guardò con aria di sfida e le disse di masturbarsi, cosa che lei
fece prontamente, accarezzandosi il clitoride sempre più
velocemente, inseguendo l’ennesimo
orgasmo
reso lontano dalla confusione di sensazioni, con la figa colma, e il
culo martoriato da quel dito che trasmettendo gli urti del cazzo
attraverso la sottile parete di carne la faceva sentire penetrata
doppiamente. Lui
ansimando sempre più rumorosamente intensificò il ritmo della
penetrazione fino ad una cadenza forsennata (ma come farà il
vecchio? pensò lei in un attimo di lucidità) che la portò
infine all’orgasmo, mentre si straziava il clitoride con le dita
contratte.
Alle
sue prime contrazioni, che si trasmisero a tutto il corpo culminando
nell’ano scavato da quel piccolo dito/pene rigido lui si chinò su
di lei e con un colpo di reni finale le venne dentro, con una serie
di feroci spinte che la squassarono, aprendola come mai. Le
rimase addosso per qualche minuto, respirando rumorosamente,
appoggiato al suo seno che di tanto in tanto succhiava dapprima
dolcemente poi con sempre maggiore voluttà.
Infine
si rialzò, ma le disse di restare in quella posizione. Prese da un
cassetto della sua scrivania una macchina fotografica digitale e le
disse
” Adesso
farò delle foto”
“No
assolutamente no” disse lei con forza, ma lui la zittì”
“Basta!
Mi hai rotto i coglioni!
Non
puoi rifiutare nulla capito. Sono
stati i tuoi patti.Comunque io non voglio fotografarti in viso, non
ti riconoscerà nessuno. Ti
fotografo la fica e il culo, primi piani, mi piace avere dei ricordi”
e lei si distese pronta all’ubbidienza.
Sentiva
il suo sperma colarle lentamente fuori dalle labbra, immaginò come
sarebbe stato lo spettacolo della sua vulva infiammata con il filo
bianchiccio del suo seme che colava tra i glutei, insinuandosi nelle
pieghe del suo culo.
Lui
continuava a scattare decine e decine di foto, primi piani
ravvicinatissimi delle sue intimità, aprendola con le dita per
esplorarla meglio, costringendola a infilarsi due e
poi tre dita
nella vagina capiente e lubrificata.
Dopo
oltre cento scatti
le disse di alzarsi e di andare alla scrivania. Inserì un CD nel
computer e le disse di guardarlo:”Sono
le foto che ho fatto ad un’amica, guardatele con calma” ed
iniziò la
sequenza.”
Sul
monitor iniziarono a scorrere delle immagini di sesso, ognuna per
alcuni secondi, permettendole di studiarle bene.C’era una donna
ripresa in tutte le possibili pose, con una mascherina sul viso che
le lasciava libera solo la bocca, sempre occupata dal membro del
dottore (ormai lo conosceva bene) in tutti i gradi di penetrazione, e
innumerevoli immagini di abbondanti schizzi di sperma sulle labbra,
lingua, volto, o colanti dagli angoli di quella bocca eternamente
piena di cazzo.
E
poi alternate ancora un diluvio di immagini di penetrazioni in tutte
le pose, in tutti i modi, con oggetti, mani,dita, cazzo teso.
Un’immagine
la rese presaga del suo destino, il culo della signora alla pecorina,
in primo piano, incorniciato da una guepiere, reggicalze e calze di
pizzo ricamato, tenuto aperto dalle sue mani delicate ed al centro il
buco anale stirato all’inverosimile dal cazzo che, affondato
per metà, lo
deformava saldamente piantato nello sfintere.
Le
mani del dottore dietro di lei la spinsero giù col busto sulla
scrivania, il viso a pochi centimetri dal monitor, ed il culetto
,alto ed indifeso, proteso all’indietro.
Lo
sentì scattare ancora decine di scatti del suo buchetto spalancato
ed esposto che si dilatava e ritraeva negli spasmi dell’eccitazione
che le immagini e la paura le facevano crescere dentro, e poi le sue
dita spalmarle sull’ano una crema e subito dopo il suo membro,
durissimo si appoggiò ed iniziò a spingere.
Lei
si arrese subito, e spinse con i muscoli interni per agevolare la
penetrazione, sperando di sentire poco male, ma quando lo sfintere
cedette bruscamente
e lui sprofondò con una buona metà della sua asta crudele, si sentì
sventrata e soffocò un urlo.
Lui
attese qualche secondo e poi con una spinta finale le riempì
completamente il retto, arrestandosi quando le palle si appoggiarono
schiacciandosi contro la vulva.
Lei
sentì fisicamente quasi il rumore dello sfintere che si sfiancava al
passaggio del membro teso, e si accasciò sulla scrivania.
“Goditi
lo spettacolo e lasciami fare, troietta” le sibilò lui, e lei
rimase paralizzata ad osservare le foto che continuavano a scorrere
sullo schermo, ormai tutte inculate,con immagini del prima con le
pieghe palpitanti e in attesa, dell’atto in corso con quella corona
di carne marroncina fino all’asta crudelmente piantata
nel retto, al dopo, con immagini di uno sfintere sfiancato che
restava aperto per un tempo reso eterno dal fotogramma, a mostrare
nella cruda luce del flash le mucose interne con tracce di sperma.
Lui
continuava a scattare foto, ora del suo culo impalato nel quale
rimaneva piantato senza movimenti, e lei confondeva il proprio
vissuto con quello che vedeva nel monitor, ed ormai quel culo così
sapientemente e completamente penetrato nelle fotografie, era il suo.
L’asta
tesissima era dentro da qualche minuto e lo sfintere si stava
adattando, lasciandole più libertà di movimenti e di
sensazioni. Lui
colse al volo il cambiamento e iniziò un vai e
vieni incredibilmente dolce, ritraendosi fino al glande e
affondandole nel retto, dandole la sensazione di rimestarle le
viscere.
“Adesso
rimani così e non fare nulla, qualsiasi
cosa io faccia” le disse lui e lo sentì prendere il telefono,
comporre un numero e, continuando a pompare nel suo culetto, iniziare
una conversazione, di cui lei poteva sentire solo le sue frasi.
“Ciao
sono Alberto”
“Mi
avevi detto che eri sola, e ti ho chiamata, sono in studio, e
indovina cosa sto facendo ? Sei
una vera porca. No sono solo, ma hai quasi indovinato, sto guardando
le tue foto, e in effetti sono parecchio eccitato”
Marina
trasalì: era lei, la donna delle foto, quella donna di cui conosceva
ogni intimità come se fosse la propria, quella con cui si stava
confondendo ed immedesimando in quella sodomizzazione senza fine.
“Sai
adesso sto guardando quelle in cui ti faccio il culo e se chiudo gli
occhi mi sembra di esserti dentro, magari.Se fossi qui sai cosa ti
farei? Ti metterei giù sulla mia scrivania, e ti tirerei su la
gonna. Poi ti toglierei le mutande e in piedi dentro di te ti
affonderei dentro, anzi lo sto facendo mi senti?”
Ed
affondò con forza dentro Marina, che ormai presa nel gioco si
sentiva la donna misteriosa, le cui immagini passavano ciclicamente
sullo schermo, senza sosta, riprendendo dall’inizio.
“Troia!
E dove pensavi che l’avessi messo, nella ficona che ti ritrovi?
Nooooo, sono piantato nel tuo culetto stretto. Te l’ho mai detto
che hai un culo da ragazzina?”
” Va
bene, te l’avrò detto cento volte, ma mi stupisco ogni volta, hai
quasi cinquanta anni
e il culo di una quindicenne, lo sento anche adesso che mi strozza
bene il cazzo” e, così
dicendo, diede
un paio di rapidi colpi dentro Marina che si inarcò per il
piacere che cominciava a scavarla dentro.
”Sei
una maga, mi sto davvero accarezzando, e tu? Lo
sapevo, ti va di godere insieme?”
“Dai
adesso ti stai fottendo con le dita?”
” E
cosa ti stai infilando, troia? No, la
Barbie di tua figlia? E come fai? Le
hai tolto le braccia e te la infili dalla testa! Grande!! E magari
non è la prima volta...lo fai da anni, ti scopi con la bambolina
della bambina! Io ho stretto le dita, strette come il tuo culo e sono
in piedi, come se ti avessi qui” e cominciò ad accelerare le
spinte con le quali ormai volava senza freni nelle profondità
dell’ano di Marina.
“Mi sembra
davvero di essere dentro il tuo bel culo sai ?.... ho
un idea, ti va se metto il viva voce e posso sentirti urlare per
bene”
Chinandosi
su Marina le disse:
”Se
fai anche un solo rumore dico tutto ai tuoi, devi stare zittissima”
e lei annuì, stravolta.
Inserì
il viva voce e una calda voce di donna invase la stanza.
”Si
Alberto sìììì, dai…dai,
ti sento dentro dai…..”
Marina
soffocò un urlo: quella voce, la donna delle foto così oscenamente
goduta, la sua Barbie, nella fica di sua madre...!
Ebbe
un moto di rivolta ma lui la prevenne e le si getto addosso con tutto
il suo peso, iniziando a penetrarla con colpi di inaudita violenza
che ogni volta la sollevavano con i piedi da terra, tenendola per
frazioni di attimo sospesa sul suo membro.
”Sì amore
dai….dai che veniamo, dai …..” urlò quasi verso il telefono
dal quale uscivano i gemiti e i mugolii della madre di marina, ormai
in preda al suo orgasmo.
E
così dicendo con una serie di spinte finali con le quali affondò
quasi il pube tra i suoi glutei venne dentro di lei, restando poi
sdraiato sulla sua schiena, respirando affannosamente.
“Tesoro
ci sei ancora?” disse sua madre dal telefono: “Sì sono
qui, mi stavo rilassando un pò e tu....”
“Io
devo andare sai , mia figlia sarà qui tra poco, e devo ripulire la
bambolina e preparare qualcosa per cena”
“Dov’è
adesso la barbie?”
“Ancora
dentro, sento le sue tettine sul punto G, sembra fatta apposta, ma
avra come sempre i capelli inzuppati, devo lavarli e asciugarla. E tu
tesoro hai schizzato sulla scrivania?”
“No
ho usato un telino”
“Tienilo,
non lavarlo. La prossima volta che vengo voglio odorarlo tutto mentre
facciamo l’amore, tutto il profumo del tuo sperma per me”.
“A
proposito quando ci vediamo?”
“Pensavo
mercoledì, va bene per te? Farò uno dei soliti giri di volontariato
in ospedale, solo che mi occuperò dell’uccello del dottore”
Continuarono
a prendere accordi mentre Marina ascoltava stranita sua madre
troieggiare con leggerezza al telefono dopo averla vista in una serie
infinita di pose oscene e ascoltata masturbarsi fino a godere.Si
sentiva tradita ed umiliata e
accolse con sollievo la fine della telefonata.
”Adesso
ti saluto, devo andare anch’io, stasera sono a cena con mia moglie
e poi penso di scopare con lei”.
“Ma
come fai alla tua età? Sei appena venuto con me e già pensi a
rifarlo?”
“Tesoro
come faccio lo sai benissimo: una bella compressa di Viagra e via,
posso farlo anche 3 volte come tu ben sai.”
Ecco
come fa il bastardo, pensò Marina e mi ha stesa così.Appena
lui terminò la conversazione, si sollevò dal suo corpo ed estrasse
il pene ancora semieretto dallo sfintere che andava lentamente
riprendendo tono dopo la violenta penetrazione, e si sedette sulla
poltrona. Marina
si rialzò e guardandolo, con gli occhi pieni di lacrime gli chiese
“Lei
era d’accordo con te?” rimanendo in attesa della sua
risposta. Lui
la guardò con intensità e poi
” Assolutamente
no.Siamo amanti da oltre 10 anni, ma non ti tradirebbe mai.
In
questa situazione ti ci sei messa da sola ed io ne ho approfittato,
ma lei ti crede ancora pura come un giglio e noi glielo lasceremo
credere no?”
“Certo”
disse Marina” me lo sono guadagnato”.
Lui
non disse nulla, le prese la mano e la prese dolcemente in braccio e
cominciò a cullarla, baciandole la bocca con tenerezza.
“Hai
goduto tesoro mio?”
” Direi
di no, mi hai rotta tutta lì dietro,
non ci sono riuscita.”
“Col
tempo ci riuscirai, vedrai, è solo questione di tempo e pratica, ed
io te la farò fare. Però , piccola troietta che sei, ricordati di
darmi sempre del lei, chiaro?”
Lei
capì che non sarebbe stata l’ultima volta e pensò....e va
bene cosa me ne frega, mi prendo il sesso e poi si vedrà”.
Guardandolo
gli disse
”Non
voglio più scopare, mi fa male dappertutto, ma vorrei venire”.
Lui
le sorrise e la stese sul dorso sulla sua scrivania: le aprì le
cosce con lentezza ed affondò il viso sulla vulva lucida di umori e
gonfia per gli abusi subiti.
Le
labbra si chiusero sul clitoride e iniziò un delizioso e leggero
frullio con la lingua che la portarono rapidamente all’orgasmo, un
orgasmo negato dalla violenza della sodomizzazione e dallo
sconvolgimento della rivelazione su sua madre, ma che ora le
apparteneva e che lei visse in assoluta solitudine, quasi si stesse
masturbando con la sua bocca. Lui
le risucchiò ogni succo che colava dalla vagina pulsante e la lasciò
pulita e prosciugata.
Si
rialzò e
prendendola per le braccia le disse di rivestirsi.Marina al centro
della stanza indossò la sua biancheria ed i suoi vestiti e si
rinfrescò il viso, preparandosi a tornare a casa.Mio Dio, a casa da
sua madre, che qualche minuto prima aveva sentito godere,con una
delle sue bambole nella fica.
Beh,
ormai era fatta, e poi se lei si sentiva così porca da qualcuna
doveva ben aver preso.
Lo
guardò soddisfatto mentre si rivestiva e gli disse
”Contento
eh.... di
scoparsi la mamma e la figlia?”
” Non
l’avevo preordinato, ma mi è piaciuto molto - e
dopo qualche attimo aggiunse - anzi,
mi sembra che hai una sorellina più piccola no?”
“Non
ci pensi nemmeno, ha solo 17 anni.”
“Crescerà,
come hai fatto tu, e poi non voglio mica violentarla. Ma se un giorno
avesse un problemino tipo il tuo, sai come consigliarla, posso essere
un amico anche per lei”, disse
con un sorriso da vero porco.Marina non rispose nulla, sapeva che in
fondo lui aveva ragione, se ne avessero avuto bisogno lui le avrebbe
aiutate in cambio di quell’osceno prezzo.
E
sua sorella sembrava avere anche lei una natura calda, a giudicare
dalle volte in cui ,di notte l’aveva sentita masturbarsi nel
lettino accanto al suo.
Insieme
uscirono dallo studio e lui la salutò sulla porta molto formalmente
avviandosi verso la macchina. Lei
si avviò verso il parcheggio dei taxi, con qualche fitta di dolore
al culetto, ma poi il passo si sciolse e si avviò decisa verso il
ritorno a casa.Si sentiva dominata, usata, davvero deflorata in ogni
possibile modo, fottuta e non solo materialmente, ma anche
deliziosamente ed eroticamente donna, e in qualche fibra nascosta
della sua fighetta fresca.
Autrice: LUCIA Z
Chi vuole darmi opinioni, pareri o idee può scrivermi alla mia e-mail; lucietta84@hotmail.it
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