ATTENZIONE: QUESTO BLOG E' CONTRO LA PEDOFILIA, LA PEDO-PORNOGRAFIA, E' CONTRO LA VIOLENZA GRATUITA SULLE DONNE, SUI VECCHI E SUI BAMBINI, E' CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE ILLEGALE! IN QUESTO BLOG NON ESISTONO E NON SONO TOLLERATI GLI SPAM! PER TUTTE LE RAGAZZE/DONNE CHE VOLESSERO CONTATTARMI POSSONO INVIARMI UNA MAIL A hotman1975@hotmail.com CHI HA SKYPE MI MANDI IL SUO CONTATTO IN MAIL - BUONA HOT-NAVIGAZIONE...
Cerca nel blog
Translate - Traduttore
Visualizzazioni totali delle pagine dal 18 Giugno 2013
Valentina Nappi: "Il pensiero che più mi fa disarrapare? Vittorio Sgarbi!"
Un pensiero rivolto direttamente al poliedrico personaggio televisivo, che tutti conosciamo: affidate le sue critiche alla nostra redazione, che assume il ruolo di "mediatrice", la giovane pornostar ha dichiarato a chiare lettere "Lui mi disarrapa!"
"Disarraparsi all'improvviso? Può capitare anche a un'attrice hard. Devo confessarvi che pensare a Vittorio Sgarbi ha quest'effetto su di me, come i colori della Lazio su un tifoso della Roma. Vi spiego il perché:
Benigni cantava «quando penso a Berlusconi mi si ammosciano i coglioni». Io mi disarrapo quando penso a Vittorio Sgarbi. E non per i suoi modi o il suo lessico. No. Per le sue idee. Perché incarna ciò contro cui mi batto, ciò che mi fa schifo. E cosa c'è di più disarrapante di questo? Ora, è plausibile che alcuni di voi si chiedano il perché di tanto disprezzo. Nulla di personale, è una questione puramente intellettuale, e per spiegarla reputo utile partire dal vero motivo del successo televisivo di Sgarbi, che voglio chiarire subito: Sgarbi, al pari del cittadino medio, non è in grado di pensare all'altezza della cultura contemporanea, e quindi fa sì che il cittadino medio non senta il peso del gap esistente fra pensiero comune e conquiste concettuali dell'epoca contemporanea. E così il critico d'arte de noantri, se anche odiato, è sempre in realtà amato, poiché in ultima analisi rassicura, fa sentire adeguati, cioè non (strutturalmente) incapaci di capire. Ne discende una corroborazione antiprogressiva del comune sentire (in relazione ai "valori", alla "bellezza", alla "cattiva arte", alla prassi politica...). Non inganni la sua posizione apparentemente aperta verso la pornografia: si tratta in realtà di puro conservatorismo, poiché non viene minimamente scalfita la percezione comune - e rassicurante - del ruolo, del senso e del valore dell'erotico e del pornografico.
La mia battaglia per la pornografia è una battaglia contro tutto ciò. Io sono convinta che non si possa pensare la contemporaneità senza un radicale ripensamento del valore della pornografia. Ma la questione più generale è un'altra: pensare all'altezza della contemporaneità. Voglio dire qui un'assoluta banalità: al tempo di Brunelleschi, al tempo di Raffaello Sanzio, o anche al tempo di Bernini - così come in ogni tempo - era impossibile apprezzare realmente l'arte, comprenderla davvero, senza avere la capacità di assimilare, con intelligenza, quei ben precisi strumenti culturali - filosofici, scientifici, tecnici - che aprivano all'orizzonte progressivo dell'epoca. Galilei, nella dedica del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, scriveva: «la differenza che è tra gli uomini e gli altri animali, per grandissima che ella sia, chi dicesse poter darsi poco dissimile tra gli stessi uomini, forse non parlerebbe fuor di ragione». Quanto pensiero filosofico, matematico, scientifico, tecnico c'è in Johann Sebastian Bach? E quanta ignoranza e miscomprensione di tale pensiero c'era dietro il non adeguato riconoscimento della grandezza di Bach? Nello stesso peccato (culturalmente mortale) ricadono coloro che non capiscono György Ligeti.
Valentina Nappi
Oggi, non diversamente da ieri, la maggioranza - la maggioranza delle persone istruite - non è in grado di pensare all'altezza della contemporaneità, poiché - oggi come ieri - non dispone di quegli strumenti culturali la cui intelligenza è indispensabile per concepire adeguatamente lo spazio, il tempo, le strutture logiche... E non è sufficiente aver letto qualche libercolo divulgativo su Einstein, su Gödel e su Turing per ovviare al problema. È qui la discriminante fra i cialtroni e quelli che cialtroni non sono, e la storia farà giustizia. Ma Sgarbi, poverino, cosa c'entra? C'entra perché non solo non è in grado - come tantissimi altri - di pensare all'altezza della contemporaneità, ma fa di tale incapacità la ragion d'essere del proprio successo. Egli rappresenta il sempliciotto potenziato. Fa arrabbiare la persona comune con i suoi modi, ma allo stesso tempo la rassicura con la logica a cui (più o meno esplicitamente) soggiacciono i contenuti. Ma che figura farebbe Sgarbi in un confronto pubblico sul tema della concezione dello spazio e del tempo da Einstein in poi e relativa influenza sulla cultura - quella seria - tutta? Probabilmente la stessa di uno spettatore scelto a caso fra il suo pubblico televisivo. Sarei pronta a scommettere che Sgarbi non ha idea di cosa sia una mappa esponenziale per una varietà riemanniana.
Si trova pertanto nella medisima condizione di uno che, un secolo dopo Cartesio, avesse preteso di fare critica sulla pittura o sull'architettura a lui contemporanee senza avere la benché minima idea di cosa fossero le coordinate cartesiane e le idee da esse implicate sulla concezione dello spazio. Per quanto possa apparire controintuitivo ai più, la situazione è la me-de-si-ma. Quando io dico «chi afferma che la pornografia non ha alcun valore non capisce nulla di arte, di scienza e di filosofia», dico qualcosa che è in stretta relazione con tutto ciò. Ad ogni modo, il problema non è tanto Sgarbi, quanto chi gli dà la parola, chi lo presenta al pubblico come un intellettuale. Forse per paura degli intellettuali veri, che sono eversivi, scomodi davvero, e non sono accettabili in una televisione che si propone di consolidare i valori comuni. Alla luce di quest'ultima considerazione, emerge chiaramente come Sgarbi e il citato Benigni non sono che due facce della stessa medaglia.
Valentina Nappi: "Sto lottando per la parità fra i sessi, la vera parità fra i sessi. Sto lottando contro un certo tipo di femminismo che vuole colpevolizzare gli uomini e punirli quando hanno i loro normali impulsi maschili. È pazzesco che molti uomini mi scrivano timorosi perché sono eccitati. Ormai ti contattano tutti dicendo "scusa, sai, non se se vorresti". Hanno paura di essere additati come maniaci ormai. Per me questa è violenza di genere. Le femministe devono vivere male la loro vita, come quei cristiani che pensano che le donne siano tutte troie. La loro è solamente un altro tipo di repressione sessuale!"
Quello dellaviolenza sulle donneè un tema spigoloso. Si
tratta di una questione così delicata che, per paura di cadere nel
politicamente scorretto, spesso si finisce col ripetere sterilmente le
solite banalità.
Alcuni
rideranno del fatto che una performer pornografica - quale è chi scrive
- senta l'esigenza di dire la sua al riguardo. Ed è verissimo che molti
- e molte - sull'argomento farebbero meglio a tacere.
Si parla con eccessiva facilità di violenza degli uomini sulle donne:
Ci si dimentica che le parole non descrivono asetticamente la realtà, ma presuppongono modi di vedere. Chi parla di "violenza degli uomini sulle donne" presuppone un'ontologia, ossia un ben preciso modo di ritagliare il mondo, di categorizzarlo. Le categorie, comprese quella degli uomini e quella delle donne, non sono nelle cose stesse, ma in chi le cose le guarda, le prende in considerazione, ne parla. Esse non sono neutrali da un punto di vista valoriale, poiché giocano un ruolo decisivo nella determinazione dell'approccio teoretico ed etico ad una data questione, da cui discendono le soluzioni pratiche. Facciamo un esempio. Solo pochi fanatici giustificherebbero un apartheid a danno dei rom in caso di maggior frequenza della violenza da parte di questi ultimi rispetto alla media; eppure molti, anche di idee progressiste, non si scandalizzano quando si parla di vagoni rosa, ossia vagoni interdetti ai maschi. La differenza tra i vagoni rosa e l'apartheid dipende esclusivamente dal fatto che non si attribuisce alcun valore ontologico ai gruppi etnici (le razze non esistono), mentre evidentemente si considera ontologicamente lecita la categorizzazione maschio-femmina. Ma questo non è il nocciolo vero della questione.
La domanda vera è:se le razze esistessero - e se fossero statisticamente preponderanti, ad esempio, gli stupri da parte di una razza rispetto a un'altra - sarebbe lecito l'apartheid?
Difficilmente un progressista, un democratico, un liberale risponderebbero di sì. Probabilmente riterrebbero più sensato intervenire sulle cause (mai da considerarsi naturali!) del differenziale di violenza, poiché l'unica alternativa a tale approccio sarebbe assumere che vi sia una differente propensione alla violenza - di tipo strutturale - fra categorie di umani. Ipotesi, quest'ultima, che sarebbe aberrante anche se le razze esistessero, ossia se fossero un modo sensato di ripartire l'insieme degli umani. Analogamente dovrebbe essere considerato inaccettabile per principio - indipendentemente dalla rilevanza o meno di una ripartizione dell'umanità in base ai sessi - qualsiasi discorso sulla violenza che abbia come termini il sesso maschile e quello femminile, o qualsiasi altro datum biologico. Del resto, l'unico modo per tener conto di tutte le differenze fra gli individui, senza privilegiarne arbitrariamente alcune, è proprio far riferimento al buon vecchio concetto liberale di individuo astratto (e asessuato). Viceversa, ogni pensiero della differenza - in particolare ogni femminismo della differenza - è in realtà pensiero identitario, poiché la differenza o è quella che ci rende sostanzialmente diversi tutti (e allora torniamo al concetto liberale di individuo), oppure è differenza fra classi che giocoforza rappresentano delle identità (più o meno caratterizzanti). Si dovrebbe smetterla, dunque, di parlare di violenza degli uomini sulle donne (si noti tra l'altro la facilità con cui si ricorre agli articoli determinativi...): la violenza è sempre di esseri umani su esseri umani.Fatta questa doverosa premessa, è però lecito provare a ridefinire, in termini non più sessisti, il concetto di violenza di genere. Dunque:è sbagliato parlare di violenza di genere, ma si può parlare di violenza determinata da una logica di genere. In altri termini: è la logica di genere che rende possibile quel tipo di violenza che consiste nell'affermazione della mascolinità (o della femminilità) mediante la prevaricazione. Ma cosa c'è dietro tale logica? Strategie di sopravvivenza e riproduzione. In altre parole: interessi. È qui la ragion d'essere della diffusa volontà di conservazione delle differenze (si legga: privilegi) di genere. I maschi non vogliono rinunciare al privilegio di controllare le femmine, anche al prezzo di condurre una vita più dura ed eventualmente dover compiere sacrifici materiali. Le femmine non vogliono rinunciare al privilegio di ottenere vantaggi materiali per il semplice fatto di essere femmine, anche al prezzo di doversi adeguare agli stereotipi di virtù femminile. È questa la logica che rende possibile che un padre (persona onesta! lavoratore!) uccida la figlia libertina, con la complicità della madre (santa donna! sempre stata devota!). Ma come si potrà superare tutto ciò? Abbandonando i ruoli. Maschi e femmine - anzi: umani e umani - non devono più avere ruoli usuali prestabiliti. Il maschio non deve metaforicamente essere più quello che porta i pantaloni. L'omosessualità deve essere raccontata ai bambini - e incoraggiata - allo stesso modo dell'eterosessualità, in maniera del tutto paritaria. Eccetera. I conservatori diranno, ad esempio, che è già vero che i maschi non portano più metaforicamente i pantaloni. Diranno che tutto questo non c'entra con la violenza, che uomini e donne si possono rispettare anche senza abbandonare i ruoli, ecc.. Quelli più irragionevoli arriveranno persino a negare che nei secoli passati la violenza di genere è stata la normalità, assai più che oggi. Una versione finta progressiva e apparentemente più ragionevole - ma proprio per questo più subdola e pericolosa - di tale conservatorismo di genere è il femminismo della differenza (o, peggio, "pensiero femminile della differenza"). Esso tende a negare l'universalità del concetto di individuo astratto e asessuato. Per polemizzare con tale femminismo, chi scrive, pur convinta dell'assoluta necessità di abbandonare ogni forma di sessismo, si è scherzosamente definita "maschilista". Perché? Perché è un modo per andare incontro all'altro (non altro) sesso, un modo per far capire che siamo amici, che siamo uguali, che abbiamo gli stessi problemi, che non tutte le femmine stanno lì ad emettere sentenze lapidarie contro il malvagio genere maschile "colpevole" per definizione.Il definirsi scherzosamente "femmina maschilista", chi scrive lo intende soprattutto come una presa di posizione contro le donne che - spesso in nome dell'ideologia della differenza, della diversità dei ruoli e via scendendo - pretendono di conservare i loro privilegi. Il più basso e volgare dei quali è, forse, la spendibilità del sesso. È una cosa davvero schifosa che le femmine possano ottenere vantaggi in virtù del loro "potenziale" sessuale. Ed è demenziale pensare di poter contrastare tale problema con la repressione. Se vieti le sigarette, ne fai aumentare - certo non diminuire - il "prezzo" (e il potere di chi ne dispone). Idem per il sesso. Più si agirà in maniera repressiva, più si farà aumentare il valore di mercato del potenziale sessuale femminile. Viceversa, se maschi e femmine avessero davvero pari opportunità per quanto concerne il sesso occasionale, il potenziale sessuale femminile sarebbe assai più difficilmente vendibile, e potrebbero spenderlo esclusivamente quelle (o quelli) dotati di qualità (naturali o acquisite con l'esercizio) particolari, come accade negli altri ambiti. Chi scrive cerca di dare il suo piccolo contributo in questa direzione vivendo il sesso occasionale come qualcosa di normale, di quotidiano, da praticarsi con la stessa facilità e disinvoltura con cui si beve un caffè. Ma non basta la dimensione privata: è necessaria anche la diffusione pubblica, la rappresentazione culturale di questi modelli di comportamento. Dovrebbe essere questo, in fondo, uno dei compiti della pornografia: diffondere un modello di sessualità priva di sovrastrutture, in cui le femmine siano altrettanto propense dei maschi a fare sesso occassionale. Si tratta della riproposizione di istanze nate diverse decadi fa, che però restano attuali perché di fatto non si sono realizzate, o non si sono realizzate appieno. Chi scrive, pur avendo la necessità di guadagnare quel minimo necessario per vivere, cerca di portare avanti questa battaglia anche realizzando progetti senza scopo di lucro: una cosa che fa imbestialire fdf"concorrenti" femmine. Ovviamente non è del tutto corretto definire maschilista la posizione della donna che desidera che ci siano sul serio pari opportunità e giustizia, sotto tutti i punti di vista, per maschi e femmine: infatti è una provocazione. Ma è una provocazione che ha senso, visto che negli Stati Uniti, paese che si definisce baluardo della democrazia, le donne condannate a morte e giustiziate dal 1976 ad oggi sono meno dell'un percento rispetto agli uomini. Si potrebbe ipotizzare che la maggior propensione a delinquere da parte dei maschi dipenda in qualche misura dal loro essere generalmente privi, a differenza delle femmine, di possibilità relativamente agevoli, e non troppo rischiose, di conseguire vantaggi materiali. Il fatto che, fra i clochard negli Stati Uniti, gli uomini singoli siano il triplo rispetto alle donne singole indurrebbe a ragionare in questa direzione. A scuola, secondo una ricerca Ocse, a parità di performance gli studenti maschi vengono generalmente penalizzati. I dati su cui si potrebbe riflettere sono infiniti. Sembra dunque evidente che definirsi maschilista, da parte di una femmina (e, in particolare, da parte di una performer pornografica), vuol dire sottolineare come i problemi della logica di genere (di cui il pensiero della differenza, la conseguente giustificazione dello status quo dei differenti approcci sessuali ecc. sono inconsapevoli declinazioni) sono problemi anche maschili. E dovrebbero essere considerati, semplicemente, problemi umani.
È appena uscito il primo libro dell'ex pornostar. Noi lo abbiamo letto e vi raccontiamo com'è: ha girato 225 film a luci rosse, aveva fama planetaria. Poi quel
mondo è morto e lei è diventata scrittrice di libri erotici. Dimenticate
Cinquanta sfumature: le sue sono storie «calde» davvero. Per spiegare
che certi giochini non piacciono solo agli uomini...
Da qualche giorno è uscito il primo libro di
Sasha Grey. La pornostar colta, anzi, l’
ex pornostar dalle molte inclinazioni intellettuali. Il volume dell’
attrice,
musicista,
dj e ora
scrittrice (quasi trecento pagine) si intitola
The Juliette Society e racconta del viaggio nel sesso di una ragazza di nome Catherine; è edito da
Rizzoli Controtempo e,
naturalmente, è un successo annunciato perché chi non è almeno curioso
di tuffarsi nel debutto letterario della donna che ha scatenato le
fantasie sessuali del mondo intero? L’abbiamo letto per voi e vi
raccontiamo, senza guastarvi il divertimento, cinque cose che dovreste
sapere.
Il cinema C’è chi dice che il personaggio
Sasha Grey sia costruito a tavolino. Pornostar
giovanissima e disposta a tutto, ma proprio a tutto, e anche mente
brillante che non ha mai temuto il confronto con la letteratura, l’arte,
la musica e soprattutto il cinema, c’è chi vede nelle sue passioni
alte un genio del marketing e chi, invece, vuole considerarla sincera. Troverete citazioni colte a bizzeffe in
The Juliette Society, ma soprattutto una quantità astronomica di
riferimenti a film. Catherine, la protagonista, voce narrante e
occhio del romanzo è una studentessa di cinema con un debole per il suo professore. Aspettatevi lunghe dissertazioni attorno a
Il quarto potere di
Orson Welles,
Fino all’ultimo respiro di
Jean Luc Godard,
La donna che visse due volte di
Alfred Hitchcock e soprattutto
Bella di giorno di
Luis Bunuel, attorno a cui è costruito quasi tutto il libro. Vi aspettavate titoli meno
sentiti da una cinefila? Anche noi. Ma
The Juliette Society, già molto forte per altri versi e probabilmente doveva restare accessibile a tutti.
Anna L’intreccio di
The Juliette Society viene scatenato dalla comparsa di una
ragazza bionda e molto bella, la migliore amica di Catherine conosciuta in un’aula universitaria. Si tratta di Anna, voluttuosa e gentile ma soprattutto
dea del sesso disinibita e agganciata con le persone
giuste. È lei il coniglio bianco di Alice, la mano che prende Catherine
per condurla in un territorio a lei sconosciuto nelle prime
centocinquanta pagine del libro. E non solo. Volendo – forse – un poco
forzare il meccanismo d’interpretazione, sembra che l’intera storia si
fondi sulla dialettica tra la ragazza inesperta e angelicata con un
debole per la lussuria e la
femme fatale senza limiti e pudore. Al lettore resta un dubbio:
che Catherine e Anna siano due parti della stessa persona? Non
sorprenderebbe, perché nelle interviste
Sasha Grey cita spesso
Fight Club come ispirazione…
Il punto di vista Sasha Grey ha fatto un buon lavoro sulla sua protagonista. Da cinefila sa bene che la donna, al cinema, è spesso
agita: guardata e oggettificata, per certi versi. Un certo
femminismo e la tanto professata ricerca di una
liberazione sessuale hanno portato l’ex pornostar a
una presa forte sul personaggio, che a differenza di molti romanzi
erotici è dotato di un punto di vista ben inquadrato. Per chiarirci, se
avete letto
50 sfumature di grigio sapete che Anastasia Steele non è un
vero personaggio; piuttosto assomiglia a un abito confezionato per il
lettore, qualcosa in cui entrare e non uscire più fino all’ultima
pagina. Catherine, al contrario, ha una personalità fatta e finita e
identificarsi con lei è tutt’altro che automatico; che questo sia una
pecca o un vantaggio lo deciderete voi, sicuramente non era scontato.
Il senso del luogo Dev’essere difficile essere il tipo di pornostar che è stata
Sasha Grey e mantenere una prospettiva calda, veramente sensuale, sul sesso.
The Juliette Society è un libro analitico, meticoloso,
ricchissimo di dettagli: se quel che cercate sono pagine e pagine di
descrizioni minuziose di ogni sorta di amplesso non resterete delusi, ma
il calore? Quello no. Questo è un libro spinto, ma forse non
particolarmente sexy. Piuttosto è cerebrale, analitico e interessante,
ma quel che suscita non è eccitazione, detta come va detta. È un romanzo
erotico, vero, ma il meglio di
The Juliette Society non sono le scene carnali, è il senso del
luogo. Sasha è molto brava nel condurre la sua protagonista sulla una
strada difficile e cadenzata, molto letteralmente, dall’ingresso in
scenari differenti: andrete con Catherine a casa sua, all’università, in
un bar parecchio losco, in un locale dove si pratica il sesso senza
freni e infine… Nella
Juliette Society. E ci andrete davvero, immaginando quello che è descritto passo dopo passo. Con occhio critico.
The Juliette Society Juliette è il personaggio di un libro del
Marchese De Sade, la sorella lussuriosa della virtuosa
Justine nell’omonimo libro. Catherine arriva alla Juliette Society verso
la fine del romanzo, e non saremo certo noi a dirvi di cosa si tratta
rovinandovi il piacere di scoprirlo scorrendo le pagine. Certo, il nome e
la referenza a Juliette sono piuttosto espliciti: non si tratta di un
circolo di amanti del canottaggio, no, e neanche di ritrovo settimanale
di fanatici della filatelia. Ma questo l’avete già capito.
Davanti a me, in un
piccolo ristorante italiano nel centro di Parigi, siede una giovane
donna. Ha 25 anni e una carriera che in poco tempo l’ha portata ai
vertici, ma che è già finita.
Succede alle atlete e alle pornostar. Sasha Grey appartiene alla seconda categoria.
E anche se oggi siamo qui per parlare della sua nuova attività di
scrittrice, Sasha non ha nessun problema a entrare nei dettagli del suo
precedente lavoro.
In parte perché il suo primo libro, The Juliette Society,
è un romanzo erotico e, in fondo, parlare di pornografia è una buona
pubblicità. In parte, almeno questa è la mia impressione, perché non
avrebbe comunque alcuna remora a parlare di eiaculazione davanti a un
piatto di tagliatelle e senza un separé a dividerci dai commensali, se
non un’incerta barriera linguistica, visto che nessuna di noi due parla
francese e loro, forse, non capiscono l’inglese.
The Juliette Society arriva sulla scia della trilogia delle Cinquanta sfumature
ma, rispetto ai tanti romanzi erotici usciti in questi ultimi mesi,
parte avvantaggiato. Per la notorietà dell’autrice. E, ma questa è
un’opinione, perché almeno una delle due protagoniste «lo fa strano»
senza remore e sensi di colpa. La Grey non ha ancora ricevuto un’offerta
per i diritti cinematografici: nel caso, sa già che vorrebbe produrlo e
scritturare l’attrice Mia Wasikowska. A lei potrebbe
toccare il ruolo di Catherine o della disinibitissima Anna, che
introduce l’amica alle gioie del sadomaso e delle orge, come quelle
della Juliette Society, dove si ritrovano solo ricchi e potenti. Dica la verità, alla fine diventerà una trilogia come le Cinquanta sfumature.
«Lo spero. Per ora ho in mente un secondo romanzo, dove raccontare
come Catherine entra a far parte della Juliette Society, le sue
motivazioni. Come tutti, anche lei è attirata da ciò che le fa paura».
Nel suo caso, che cosa la spaventava e, al tempo stesso, l’attraeva dell’industria del porno?
«Mi dava l’opportunità di esprimere parti di me che mi intimidivano. E di farlo in un ambiente sicuro».
(...)
Nel suo libro non si capisce se la moglie del
politico non sappia nulla dei passatempi del marito o se invece
preferisca far finta di niente.
«Immagini una di loro che se ne viene fuori e dice: “Non mi importa se
lui ha una relazione con una ventenne, tanto alla sera torna a casa”.
Le altre donne sedute con i loro mariti davanti alla Tv non
apprezzerebbero. La maggior parte delle mogli di politici coinvolti in
scandali sessuali sapevano benissimo che cosa stava succedendo. Ma non
lo ammettono perché è impopolare».
Quanti film porno ha girato in tutto?
«225».
Le piaceva?
«I primi sei mesi sono stati i più intensi della mia vita. Poi
l’eccitazione fisica cala e, allora, deve scattare il coinvolgimento
psicologico».
L'intervista completa sul numero 24 di Vanity Fair in edicola da mercoledì 12 giugno 2013.
Nata a North Highlands (vicino a Sacramento),
da una famiglia della classe operaia: sua madre era un'impiegata dello
stato della California e suo padre un meccanico di origine greca. I suoi
divorziano quando ha 5 anni e lei viene cresciuta dalla madre,
risposatasi poi nel 2000. In un'intervista alla rivista Maxim ha
affermato che nonostante i suoi genitori non fossero contenti del suo
coinvolgimento nell'industria per adulti, manteneva un buon rapporto con
loro.[3]
Frequenta quattro diverse scuole superiori prima di diplomarsi, in
ognuna delle quali si trova male, nonostante ciò però si diploma in
anticipo a 17 anni.[4] Nel 2006,
conclusi gli studi ha lavorato come cameriera in una steak house di
Sacramento, mettendo da parte 7000 dollari per trasferirsi a Los
Angeles.
Carriera nel porno
Poco dopo aver raggiunto la maggiore età, volendo cominciare una
carriera nel cinema per adulti, contattò l'agente Mark Spiegler
attraverso Internet. Si trasferì quindi a Los Angeles. La sua prima scena, nel maggio 2006, è stata un rapporto di gruppo con, tra gli altri, Rocco Siffredi per il film The Fashionistas 2 di John Stagliano. Dichiara di essere bisessuale e una fan della pornostar Belladonna, con la quale ha girato scene per Fetish Fanatic #4 e Awakening of Sasha Grey.
Nel dicembre 2006, Sasha è stata intervistata da The Insider. La Grey è anche apparsa al The Tyra Banks Show nel febbraio 2007. Ha più tardi affermato sul suo sito e su YouTube
che l'intervista trasmessa l'aveva mal rappresentata e che lo staff
dello show aveva cambiato i suoi vestiti e il suo taglio di capelli per
farla apparire più giovane. Il suo aspetto giovanile fornì lo spunto a Tyra Banks per criticare la sua scelta di intraprendere una carriera nel porno.[5]
Nell'edizione di novembre 2006 il Los Angeles Magazine,
pur disapprovando la sua scelta professionale, ha dichiarato che la
Grey ha le potenzialità nel divenire una stella, forse la prossima Jenna Jameson.
Nel 2007 ha vinto 2 AVN Awards. Era stata nominata anche come Best New Starlet, titolo andato poi a Naomi Russell. Nel maggio 2007, ha vinto il premio di best new Starlet attribuito da X Rated Critics Organization.
Nel 2008 ha ricevuto l'AVN Award come Female performer of the year.
Nei suoi film si è specializzata in ruoli fortemente sottomessi e umilianti - come Belladonna,
suo modello di riferimento. Sasha inoltre rivela che pratica il sesso
estremo anche nella sua vita personale. Circa la sua attività come
attrice pornografica disse:
« Non sono una
vittima solo perché ho scelto la strada del porno. Nessuno ha mai
abusato di me e non ho mai preso droghe.... Sono sempre stata
consenziente su tutto quello che ho fatto. Sono una donna che crede
fortemente nelle sue scelte. Non penso affatto che tutte le donne
debbano fare porno e fottere come conigli. Per me è un affare. Punto. »
L'8 aprile 2011 ha annunciato il ritiro dal cinema per adulti tramite un annuncio sulla sua pagina Facebook.[7]
Carriera cinematografica
Già nel 2007, in un'intervista rilasciata all'UCLA,
ha dichiarato che aspirava alla produzione di pellicole indipendenti e
che dall'inizio della sua carriera nell'industria del porno stava
realizzando un documentario che avrebbe illustrato la sua esperienza tra
i 18 e i 21 anni.[8]
Nel 2009 debutta come attrice in un film non-pornografico, come protagonista di The Girlfriend Experience del regista premio OscarSteven Soderbergh.
La sua interpretazione ha ricevuto recensioni critiche contrastanti[9][10][11], ma le ha comunque permesso di intraprendere a tempo pieno una carriera nel cinema mainstream e di abbandonare il cinema pornografico.
Successivamente, Sasha Grey ha preso parte ai film horror Smash Cut (un omaggio al cinema horror a basso costo degli anni sessanta) e Hallows, ed è entrata a far parte del cast fisso del telefilm Entourage, in cui ha interpretato un personaggio ispirato a se stessa. Nel 2011 ha recitato al fianco di Thomas Jane, Carla Gugino, Jeremy Piven e Rob Lowe nel thriller I Melt With You, presentato al Sundance Film Festival.
Carriera musicale
Numerose sono le esperienze della Grey nell'ambito musicale.
Già nel 2007 Sasha Grey era stata scelta dagli Smashing Pumpkins per l'artwork dell'album Zeitgeist ed era apparsa nel video musicale di Superchrist. Successivamente è apparsa anche nei video Birthday Girl dei Roots e nel 2010 in Space Bound di Eminem.
Nel 2008 ha cominciato una collaborazione con Pablo St. Francis nel progetto musicale chiamato aTelecine, di genere industrial. Il primo EP, AVigillant Carpark, è stato rilasciato solo in vinile, mentre il primo LP, ...and six dark hours pass, è stato pubblicato nel 2010. La Grey ha inoltre contribuito vocalmente per l'album Aleph at Hallucinatory Mountain dei Current 93 ed è accreditata come guest artist per l'album Repentance dell'artista reggaeLee "Scratch" Perry.
L'attività da modella
La Grey ha anche posato per numerose campagne pubblicitarie, tra le altre per Forfex[12], Manoukian e American Apparel. Ha inoltre posato per artisti come Richard Kern, James Jean, Frédéric Poincelet e Terry Richardson.
Nel Gennaio 2010 è apparsa nuda per una campagna della PETA sul controllo delle nascite degli animali.[13]
Valentina Nappi è una
pornostar 22enne che con il suo blog In Punta Di Capezzolo combatte una
"battaglia" fuori da ogni schema: sdoganare la pornografia. A Fanpage ci
ha raccontato le sue scelte, apparentemente prive di difficoltà. Tra
una menzione d'onore a Rocco Siffredi ed una nota di demerito a Sara
Tommasi, la "chiacchierata" con lei è stata piacevole ed interessante.
Continua l'intervista a Valentina Nappi, la pornodiva di Pompei contattata da Funweek, che parla dei suoi progetti futuri tra cui realizzare una grammatica davvero particolare.
Valentina ci confida che "nel film porno non c'è molta attenzione alla sessualità maschile... A me piacerebbe fare qualcosa a riguardo". Il sogno della Nappi, infatti, è poter creare una grammatica del corpo maschile
ma lei per ora si accontenta di girare dei film POV in cui le riprese
saranno effettuate con una telecamera a mano per vivere appieno il punto
di vista della protagonista delle scene hard.
Ma come mai nessuno ha mai pensato di realizzare una sintassi erotica
per aiutare le donne a capire meglio il proprio uomo? La pornostar
napoletana risponde mettendo in evidenza come il mondo porno sia rivolto soprattutto agli uomini perchè "su 3 persone che guardano film porno solo 1 è donna" anche se, secondo lei, questa è una falsità: "guarda quante donne vanno agli incontri con Rocco Siffredi".
Valentina, poi, nella parte finale dell'intervista esorta il popolo italiano a lasciarsi andare e a comportarsi come i giapponesi che hanno un approccio liberato dai tabù : "Il porno è un'esperienza sensoriale. In un'epoca in cui abbiamo gli antibiotici, i preservativi qual'è il problema? Oggi possiamo tranquillamente divertirci".
Mentre aspettiamo che Valentina realizzi la sua grammatica dell'eros
maschile possiamo gustarci il video di Chiambretti night in cui si parla
del toy-boy perfetto con i capelli di Limiti e il pacco di Siffredi.
La pornostar pompeiana Valentina Nappi è ormai tra le più amate del
genere, cliccatissima anche sui siti porno. In un’intervista rilasciata a
funweek.it,
l’attrice ha ammesso: “Il mio lavoro è stancante, dopo 10-12 ore
trascorse sul set volevo solo mangiare e dormire, mentre adesso giro
anche due scene e poi vado ad allenarmi”.
Un cambio di abitudini in base anche all’esperienza accumulata, visto
che ormai Valentina non è più l’ultima arrivata nel campo dell’hard e
tempo fa ha anche partecipato ad un film prodotto da Rocco Siffredi.
Oltrepassare la barriera, il confine tra il possibile e l'impossibile, e trovarti faccia a faccia con i tuoi incubi che svaniscono. In pochi attimi. L'amore sempre negato, e Le carezze mancate, e i baci sognati, e Lo sguardo nascosto, e i sorrisi celati... Tutto ciò che in una vita è fuggito, è stato donato! Solo in pochi minuti... venticinque minuti Di sana follia. Le mani morbide ed il seno di velluto, le gambe lucide e la bocca argentata, la sua bocca argentata. Chi potrà dimenticare quei Venticinque minuti? L'illusione di uccidere la Solitudine, che invece si era solo messa da parte, in un angolino, a guardare, in attesa di tornare. Non importa, mai quei venticinque minuti potranno essere dimenticati.
Il bocciolo del Successo, delle Vanità e delle Stelle sta per sbocciare. Un bellissimo e profumato fiore immortale sta per nascere, una farfalla è pronta per spiccare il suo infinito volo. L'Universo del genio e dei talenti, sta per accogliere questa Regale farfalla. Un sogno fatato che non avrà mai fine.