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INTERVISTA DOPPIA A VALENTINA NAPPI E SUO MARITO - TUTTI I CONTATTI SOCIAL UFFICIALI DELLA GIOVANE PORNOSTAR DEL SUD ITALIA PIU' FAMOSA DELL'HARDCORE NAZIONALE ED INTERNAZIONALE!

INTERVISTA DOPPIA A VALENTINA NAPPI E SUO MARITO! Valentina Nappi: house tour tra animali, gadget, design e amore! https://twitter.com/ValeN...

mercoledì 30 aprile 2014

L'ultima provocazione della giovane pornostar Italiana Valentina Nappi che sul suo blog dichiara: "La do a tutti, TRANNE CHE AL CAPO!"

VALENTINA NAPPI
 
L'ultima provocazione della giovane pornostar Italiana Valentina Nappi che sul suo blog dichiara: "Youtube mi ha rimosso questo video. Si intitola 'La do a tutti, TRANNE CHE AL CAPO!' ed è rivolto contro tutte quelle che considerano la propria vagina un tesoro, sia esso monetario o simbolico. Giudicate voi se era giusto rimuoverlo. Forse l'avranno segnalato come inappropriato tutte le fighe di legno che al capo l'hanno data. Chissà come faranno a guardarsi allo specchio senza sputarsi in faccia! SONO DELLE MERDE! Chi è d'accordo con me?"
 
 
 VALENTINA NAPPI
 
INTERVISTA A VALENTINA NAPPI SULLA VIOLENZA DI GENERE: "Che cosa volevi fare girando questo video?"
Valentina Nappi:
Sto lottando per la parità fra i sessi, la vera parità fra i sessi. Sto lottando contro un certo tipo di femminismo che vuole colpevolizzare gli uomini e punirli quando hanno i loro normali impulsi maschili. È pazzesco che molti uomini mi scrivano timorosi perché sono eccitati. Ormai ti contattano tutti dicendo “scusa, sai, non se se vorresti”. Hanno paura di essere additati come maniaci ormai. Per me questa è violenza di genere. Le femministe devono vivere male la loro vita, come quei cristiani che pensano che le donne siano tutte troie. La loro è solamente un altro tipo di repressione sessuale.
Mi puoi fare qualche esempio di questa “discriminazione femminista”?
Per esempio, perché esiste la differenza fra soft e hard nel porno? Perché gay è hard e lesbo è soft? Perché manca la penetrazione di un uomo. Bisogna abbattere questo genere di differenze nella collettività. Vagina e pene non devono essere diversi e avere importanze diverse. Perché la vagina è femminista e il pene scandaloso?
Anche le FEMEN utilizzano il loro corpo per protestare. Cosa pensi dei loro metodi e delle loro lotte?
Non condivido i loro temi, loro sono contrarie alla prostituzione e al porno per esempio, perché non capiscono quanto possa emanciparti e liberarti il porno come donna. Però sono sicuramente ragazze con le palle.
La vita nel porno in California com’è?
Qui c’è una intera vallata dedicata al porno. Le star in cima possono guadagnare fino a 2000 dollari per scena. Mi trovo molto bene, l’unica cosa è che sono un po’ delusa dal fatto che mi tocca girare sempre con gli stessi partner maschili. Ero entrata nel porno per essere promiscua e alla fine mi ritrovo in una specie di fidanzamento allargato. Uomini in gamba che reggono i ritmi ce ne sono pochissimi.
Perché invece in Italia è scomparsa l’industria del porno?
Il porno in Italia è morto perché non c’è la giusta mentalità. Ti faccio un esempio: mi sono esibita in qualche strip club a Roma, praticamente gratis. È stato tutto piuttosto squallido. Le ragazze non avevano nulla di erotico, perché in Italia si crede che basti avere la figa per avere a disposizione una miniera d’oro. Se sei apatica e pensi che basti aprire le gambe, non lo fare questo lavoro! Manca la professionalità nelle sex worker italiane, insomma se sei brava lavori, altrimenti dovrebbero cacciarti. Questo non avviene.
Quando hai visto il tuo primo porno?
Sono passata dai manga agli hentai, la loro evoluzione porno. Ricordo che li scaricavo sul mio PC per vedermeli di nascosto. Questo a 11 anni. Verso i 12 ho cominciato a strusciarmi sui cuscini e a guardare i porno online. A 16 anni frequentavo le chat e mi esibivo in webcam. Mi divertivo a sfidare i vecchi a venire senza una erezione.
Com’erano invece i tuoi?
Ho avuto la classica madre iperprotettiva, piena di paure, che mi avrebbe voluta vergine all’altare. Mi ha anche consigliato di non fare sesso subito perché altrimenti poi mi sarei scocciata.
Mi sembra che la tua sessualità sia stata completamente plasmata grazie alla Rete, saresti la stessa persona oggi senza una connessione?
Nessuno sarebbe la stessa persona senza Internet.
Quando hai cominciato a vedere i porno online hai pensato subito che quella sarebbe stata la tua vita?
Ho sempre desiderato fare parte di questo mondo. Mi piace definirmi “pornonerd”. Ma all’inizio pensavo che la mia vita sarebbe stata troppo scomoda se l’avessi fatto sul serio. E in effetti è stato poi così. I primi tempi, quando ancora non sei famosa, ma riconosciuta solo come troia, la tua vita è piuttosto dura. Ricevevo, per esempio, spesso minacce di morte via mail o telefono dalla gente del mio paese. Ancora adesso mi capita, ma ormai ho intrapreso la mia strada e sono felice. In questo periodo sto avendo degli orgasmi che non ho mai provato nella mia vita. Il mio corpo sta cambiando.
Credi che il porno ti permetta di esprimerti come persona in modo tale che, se non lo facessi, sentiresti una mancanza nella tua vita?
Quello che mi preme non è Valentina Nappi, non è un problema di esprimersi. Ho bisogno di conoscere attraverso il porno. Sto imparando un sacco di cose sulla sessualità. Annie Sprinkle parla del suo corpo come di un laboratorio sessuale, io voglio fare la stessa cosa.
L’industria del porno italiano è in coma cerebrale. Per capire perché basta vedere un qualsiasi porno prodotto nel nostro paese negli ultimi dieci anni. Hanno la non invidiabile caratteristica di contenere sempre le ultime due (o più!) persone al mondo che chiunque vorrebbe vedere scopare in HD. Se il porno fosse una partita di calcetto gli attori italiani verrebbero scelti per stare in porta, anzi probabilmente chi porta la palla la pugnalerebbe per non fargliela toccare. Sì, la cosa è così grave e orribile. I film porno italiani sono meno esercizio erotico e più futuristico/distopico. Descrivono un futuro in cui solo le bidelle di terza media e i tassisti di Matera con la schiena pelosa possono fare sesso—a tutti gli altri è proibito per legge. Non c’è quindi da stupirsi se l’iconografia porno italiana richiede ancora Moana & Rocco & Cicciolina, le uniche persone che l’uomo della strada è capace di identificare, anche se l’uomo in questione probabilmente era a una dozzina di anni dalla pubertà quando questi tre nomi hanno iniziato la loro carriera.
Recentemente è arrivata però alla ribalta un nuovo nome: Valentina Nappi—una ragazza di 23 anni di Pompei, lanciata non a caso da Rocco Siffredi un paio di anni fa. A differenza delle sue colleghe italiane, oltre ad avere una presenza umana, sembra interessata a voler battere la strada già percorsa da Sasha Grey, quella, cioè, di crearsi un Personaggio Pensante. Da quando è attiva ha partecipato a un “fondamentale” festival sulla filosofia, scrive spesso saggi sulla condizione dell’uomo e la donna e soprattutto ha una opinione su Vittorio Sgarbi.
Qualche giorno fa ha pubblicato, invece, un video diventato subito virale, condiviso decine di migliaia di volte su Facebook, e subito rimosso da Vimeo. In un bagno, assumendo la posizione Yoga del Loto della Depilazione, Valentina lancia un messaggio agli spettatori. A prima vista sembrerebbe una di quelle provocazioni stile Femen, in cui si usa la nudità per portare alla ribalta una delle tante questioni femminili da risolvere, ma immediatamente vira e si trasforma in un criptico messaggio contro il femminismo. Abbiamo quindi contattato Valentina Nappi a Los Angeles per saperne di più.

 
 Diximus et salvavimus animas nostras

È in corso una campagna di stigmatizzazione del sesso “facile”. Un esempio è particolarmente esplicativo: nell’occuparsi del fenomeno delle ragazze doccia, gli articoli giornalistici, i post sui blog e i relativi commenti, i servizi e gli interventi nei dibattiti televisivi non pongono l’accento sull’aspetto mercenario (le ricariche telefoniche, ecc.) – che in realtà è l’unico elemento problematico di quelle situazioni – ma sulla “facilità” del sesso. Curiosamente, da un episodio di circa due anni fa – quello della ragazza che, dopo una falsa denuncia che causò un vero e proprio raid contro un campo rom, affermò “Ho mentito sullo stupro per paura” - non nacquero dibattiti sui modelli educativi. Curiosamente, nessuno, o quasi, provò a formulare ipotesi su quale mostruosa violenza psicologica potesse esserci dietro un gesto estremo del genere. Evidentemente, per il senso comune, inculcare – con le buone o anche non proprio con le buone – l’idea che la verginità sia un valore è lecito, è una “libera scelta educativa” dei genitori, una scelta su cui gli altri non devono intervenire. Viceversa, far sesso con la facilità con cui si beve un bicchier d’acqua (una volta era uno slogan femminista) proprio non va.
Anche gli psichiatri devono dire che non va. Anche loro devono proporre modelli standard: il buon adolescente, la sana genitorialità, la sana sessualità. Come se si trattasse del funzionamento del cuore, che – quello sì – quando non è “normale” non va bene. Purtroppo, una certa forma mentis da medici incontra seri problemi quando l’oggetto di studio non è il cuore o il fegato, ma la cultura, i comportamenti, i valori. Perché quando è in gioco la cultura, il concetto di funzionalità non è così univoco: non è come la buona funzionalità di un cuore sano, normale. Diversamente da quanto accade per il funzionamento dei polmoni o del fegato, quando sono in gioco i comportamenti le vie devianti ma funzionali sono molteplici e spesso sorprendenti. Non c’è schema che tenga. E c’è da aver paura di una psichiatria che pretende di pronunciarsi con l’autorità della scienza, in assenza di una seria analisi del suo statuto epistemologico. Stiamo parlando di una disciplina che fino a poche decadi fa considerava l’omosessualità una malattia mentale.
Come testimoniano gli esempi di ex-sessantottine da sempre sostenitrici del modello “come bere un bicchier d’acqua” – e del tutto soddisfatte delle proprie scelte – la donna slut e “facile” è una possibilità esistenziale nient’affatto impraticabile. Chi è accecato dall’ideologia, anziché mettere in discussione i propri schemi, vorrà vederci qualcosa che non va, qualche elemento oscuro. A molti occorrerebbe un bel bagno d’onestà. Probabilmente la donna slut è percepita come una minaccia perché rappresenta un controesempio – in particolare per quanto concerne l’etologia del corteggiamento e tutto quanto da esso dipende – alla logica dei ruoli e delle differenze sessuali, in un frangente storico in cui da più parti si chiama un ritorno a valori e modelli “stabili”. Spaventa l’idea che far sesso con qualcuno possa essere come farci una partita a backgammon: sicuramente una relazione sociale ma non più così “speciale” come invece era stata intesa la sessualità (anche quella extra-coppia) in passato.
Una relazione sociale occasionale al pari delle altre, tra persone consenzienti, al pari di un incontro di judo o di una seduta di massaggio. Con una portata sentimentale, anche. Al pari di un incontro di judo o di una seduta di massaggio.
Le conseguenze progressive di questo approccio sono molteplici:
  • la sessualità diventa più tecnica;
  • l’esercizio, la pratica assumono un ruolo assai più rilevante;
  • imparando accorgimenti pratici da un gran numero di partner, ciascuno contribuisce a diffonderli, favorendo la contaminazione delle tecniche e la loro evoluzione;
  • si dischiudono nuove possibilità di cultura sensoriale, ad esempio mediante l’inclusione non più marginale della dimensione sensoriale sessuale nell’arte;
  • si pone fine alle disparità di genere circa le possibilità di praticare sesso occasionale,  risolvendo “a monte” il problema della mercificazione della donna in quanto donna;
  • si compie un passo fondamentale per il cammino della Modernità e della secolarizzazione, una cui istanza fondamentale è l’azzeramento del dimorfismo etologico di genere.
È ora di riaffermare l’orgoglio di essere zoccole.

 

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