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INTERVISTA DOPPIA A VALENTINA NAPPI E SUO MARITO! Valentina Nappi: house tour tra animali, gadget, design e amore! https://twitter.com/ValeN...

sabato 3 agosto 2013

ACCIDENT ANAL - SEX IS ART - INVIATE LE VOSTRE OPERE, SCRITTI, IDEE O SUGGERIMENTI SULL'ARGOMENTO INERENTE A TUTTO CIÒ CHE RIGUARDA L'ARTE EROTICA E LA PORNOGRAFIA INTESA COME VERA E PROPRIA BODY ART...VI ASPETTO NUMEROSI!!!

ACCIDENT ANAL

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Father Picard
(Blogger)
 
 ZOOM SULLA BOCCA DI FEDERICA
 
Leggera come una farfalla la tua lingua si insinua frettolosa tra le mie foglioline spalancate e comincia ad imperversare impertinente e golosa.
Non vedo nulla, solo sento il calore del tuo respiro che inonda la mia rosa rossa e aperta, piena di dolce rugiada calda.
Il telefono squilla feroce, maledetti vi ho detto che non dovete passarmi telefonate, sono in riunione con la mia splendida assistente e voglio restarci in eterno... Continua, ti prego, mia dolce Federica, non lasciarti distrarre, fammi sentire quella linguetta veloce...dove? Oh mio Dio... la stai spingendo dentro, quanto sei dispettosa, vuoi farmi morire... Ma hai chiuso la porta? Spingila, spingila dentro, accarezzo i tuoi morbidi capelli e osservo le tue mani esili mentre attiri a te il mio corpo sconvolto da un piacere troppo grande... Oh, ma sei una strega, chi ti ha insegnato a leccare così?? Apri ancora un po' le gambe e sta zitta, mi rispondi decisa. Lavori
qui da un mese e già manchi di rispetto al tuo capo... Che tempi...
 
 Fonte: scritta da un'amica di Carrara
 
FRAGOLINA IMMATURA

In quel momento pensai che avrei preferito essere sola con lei.
Anna sembrava un gattino, dimostrando anche meno dei suoi diciassette anni. Pensavo che non si sarebbe mai rilassata a dovere davanti agli sguardi famelici di Sandro, il mio uomo, e dei suoi due amici.
Io le sedevo accanto, sul divano, e cercavo di rassicurarla con parole tranquillizzanti, sussurrate in modo affettuoso, quasi materno. Lei annuiva e cercava di darsi un contegno, nascondendo l'emozione, mentre con una mano le slacciavo i bottoni dei pantaloni di cotone rossi, simil jeans. Sapeva bene quello che la aspettava, e aveva accettato la proposta. Malgrado l'emozione e l'imbarazzo di quel momento, non era difficile intuire che dietro quel faccino tondo da bambina, con le lentiggini e i capelli neri, si nascondeva una deliziosa porcellina.
Forse in quel momento stava pensando con un filo di senso di colpa al suo ragazzo, lo stesso con cui sarebbe uscita più tardi quella sera, al quale non avrebbe confessato nemmeno sotto tortura l'esperienza che stava per vivere.
La stoffa dei pantaloni scorreva via sulla pelle perfetta delle cosce di Emanuela. La invidiai subito per quell'aspetto vellutato, quella peluria impercettibile che mai aveva conosciuto rasoi e creme depilatorie.
Anna arrossì sotto le lentiggini. Portava delle mutandine bianche, con profili rosa. Gli occhi di Sandro e degli altri due si posarono su quell'indumento da bambina, quasi avessero voluto strapparlo con il solo sguardo. Ma io avevo altre idee.
Tornai a sederle accanto e le sorrisi. Lei ricambiò il sorriso. "Posso baciarti,?" le sussurrai. Lei annuì, abbassando gli occhi e porgendomi le labbra. Appoggiai delicatamente le mie, e con la lingua forzai la barriera. La sua

lingua rispose, incerta, poi più decisa. Immaginai che effetto potesse farle il primo bacio dato ad una donna, una donna molto più grande di lei, che sapeva di Marlboro e di vodka.
Il bacio durò a lungo. Si era stabilita la giusta complicità tra noi, e volevamo dimenticare insieme la presenza ingombrante dei tre uomini. L'una tra le braccia dell'altra, gli occhi chiusi e le lingue intrecciate, di loro non restava che il rumore di bottiglie e bicchieri presi e poggiati di nuovo sul tavolinetto.
Cominciai ad esplorarla con le mani. Carezzai il suo seno abbondante e sodo che gonfiava la camicetta, mentre lei si limitava pudicamente a massaggiarmi i fianchi e la schiena. La mia mano sinistra (mi ero seduta dalla parte sbagliata) oltrepassò l'orlo delle mutandine e si intrufolò tra i suoi peli ricci. D'istinto strinse le cosce per qualche secondo, quindi le riaprì e si offrì all'indagine delle mie dita. Sfiorai le grandi labbra con i polpastrelli, poi la carezza si fece più decisa. La guardai. "Ti faccio male?" "No..." "Ti piace?" Esitò. Poi ammise di sì.
Col dito medio tentai una piccola penetrazione, attenta a non graffiarla con l'unghia. Dentro era calda, bagnata e scivolosa. La piccola cerbiatta si stava divertendo davvero. La baciai ancora con la lingua e lei rispose con entusiasmo.
Mi inginocchiai davanti a lei e sfilai le mutandine, per la gioia dei presenti. Aspettavano quel momento con impazienza, ma tutto sommato erano stati discreti. Anna collaborò il minimo indispensabile, assecondando le mie manovre. Poi però tornò a chiudere le cosce ed a nascondere lo sguardo. Solo un ciuffetto di peli neri e morbidi era visibile. Per l'ennesima volta tornai a sedermi accanto a lei e a baciarla, lingua contro lingua. Con la mano tentai di aprirle le gambe ma lei si irrigidì. Attesi ancora un po' cercando di farla sciogliere nel bacio, poi tornai all'attacco. Con riluttanza cedette, un centimetro per volta, poi in un colpo solo spalancò le ginocchia quasi oscenamente, rifugiandosi e nascondendosi sempre di più tra le mie braccia e nel mio bacio.
Dagli uomini arrivarono esclamazioni soffocate di approvazione. Fui quasi gelosa del fatto che loro potevano ammirare per primi il tesoro nascosto della piccola Anna, mentre ero io che stavo impegnandomi per portarlo alla luce. La mia mano tornò sulla fichetta, ora del tutto accessibile, e riprese ad esplorare quelle tenere pieghe di giovane carne. Anna vorticava la sua lingua invadente nella mia bocca, per trasmettermi la sua eccitazione e la sua gratitudine per le carezze.
Le sussurrai in maniera impercettibile. Non volevo che gli altri sentissero. Quello era un momento intimo tra me e lei. Le sussurrai "Sei pronta? Cominciamo? Te la senti?" Lei mi sorrise ed annuì piano. "Vedrai, ti piacerà... anche se non sono molto esperta in questa cosa... forse non sono l'ideale per la tua prima volta con una donna...". Mi guardò e rispose dolcemente "No... Sono contenta che sei tu...". Ci baciammo ancora.
Quando mi sistemai in ginocchio tra le gambe di Anna, gli uomini si agitarono. Era il momento clou dello spettacolino e non volevano perdersi nulla. Si sistemarono sulle poltrone in modo da avere la visuale sgombra e seguivano con il fiato sospeso ogni mio movimento. Anna era di nuovo arrossita e aveva serrato gli occhi, come per fingere di non essere lì. Ma l'imbarazzo non inibiva l'eccitazione: la sua fica era visibilmente umida e mi aspettava palpitante.
Io non avevo fretta. La sfioravo con le dita nell'interno delle cosce, mentre con gli occhi mi godevo lo spettacolo di quella giovane vagina. L'odore, ingenuo e naturale, mi portò alla mente i miei anni di adolescente, gli orgasmi notturni trovati con le dita, che poi portavo avidamente al naso, come per imprimere per sempre nella memoria il profumo della mia innocenza. Mentre la baciavo piano all'attaccatura delle cosce all'inguine mi sentii quasi in colpa. Coinvolgere quella bambina e la sua malizia naif in quel perverso gioco d'adulti mi sembrava un sacrilegio. Tre uomini porci e libidinosi che volevano gustarsi lo spettacolo del giocattolo preferito di uno di loro (che ero io, consapevole e consenziente nel ruolo) mentre si esibiva in un cunnilinguo saffico.
Potevano trovarne un'altra, una come me, una donna abituata a questi giochetti. Oppure una lesbica convinta, ben lieta di farsi sollazzare oralmente dalla sottoscritta, felice di contribuire all'umiliazione di una donna così succube ai desideri maschili. Ma Anna No. Perché disilluderla così presto, perché strapparla dal suo mondo di fate, perché darle subito questa immagine cruda di quanto sono contorti e schifosi i giochi dei grandi?
Anna stessa mi strappò dai miei romantici pensieri, interrompendo l'elaborato mosaico di baci e slinguatine con cui stavo aggirando il centro del suo piacere, rimandando l'affondo deciso. Con un'impercettibile rotazione di bacino, accompagnata da un lieve gemito, avvicinò la sua intimità alla mia bocca. Accolsi l'invito. Tirai fuori la mia lingua bagnata e cominciai sul serio il mio servizio.
Subito la mia bocca fu invasa dal suo sapore di donna, dolce e aspro, quasi agro, come un frutto succoso ma ancora acerbo.
Anna ansimò forte, e la sua eccitazione si trasmise a me. Chiusi gli occhi. La passione con cui mi adoperavo non era simulata. Stavo sforzandomi con tutta me stessa di dimenticare i sei occhi maschili che assistevano, ma non potevo fare a meno di sentire il loro respiro pesante, i brevi commenti che si scambiavano sottovoce, quasi per paura di turbare la tenerezza del momento.Fu Sandro a rovinare tutto. Nella mia posizione genuflessa, la micro gonna di pelle che Sandro mi imponeva per le nostre serate di vizio era tirata sino allo stremo sulla curva tonda e piena del mio fondoschiena. Sentivo che era risalita sul di dietro, mostrando l'attaccatura delle calze e probabilmente (non potevo esserne certa) una buona parte del culo e un angolo delle mie mutandine. Non bastava così, Sandro? Non era già abbastanza sexy questo spettacolo per te e per quei porci dei tuoi amici? Non basta mai a voi uomini, vero? Dovete sempre rincorrere l'eccessivo, l'esagerato, il volgare, incapaci di scoprire il piacere sublime che si nasconde nelle sfumature, nelle nuances, nel sottile filo dorato tra ciò che si vede e ciò che viene lasciato ai voli dell'immaginazione...
"Scopri il culo, " mi disse. Feci finta di non sentire, troppo impegnata a ricamare con la lingua tra le foglie morbide del nido d'amore di Anna, ormai completamente rilassata e dedita solo ad assaporare il piacere che le davo. Sandro s'alzò e venne dietro di me. Con un gesto deciso afferrò l'orlo della minigonna lasciandolo scorrere fino ai fianchi. Il culo ora era esposto, coperto (si fa per dire) solo dalla ridicola protezione di un minuscolo perizoma. Inarcai la schiena per dare uno spettacolo ancora migliore al pubblico. Sono orgogliosa delle forme piene delle mie natiche e ci tenevo a valorizzarle al meglio.
Sandro non era ancora contento. Tirò le mutandine verso l'alto, per far scomparire la sottile striscia di stoffa tra le mie natiche. Io lo lasciavo fare passiva, cercando quasi di scomparire nell'appassionata leccata tra le cosce di Anna, a chilometri di distanza dalle manovre delle sue mani. Ma sentivo le mutandine strofinarsi contro le mie parti sensibili, e non potevo ignorare le scintille di piacere che ne provenivano.
Poi afferrò la stoffa e la scostò, offrendo alla luce tutti i miei buchi del piacere. Esponimi, Sandro! Mostra agli amici il tuo angolino del divertimento, come fosse un quadro d'autore, un trofeo di caccia! Immaginavo il suo sorriso soddisfatto e compiaciuto, gli occhi attenti e ammirati dei suoi amici, la perfida complicità dei tre uomini alle mie spalle (in tutti i sensi). Io continuavo testarda a rivoltare con la lingua quella fichetta dolce, come se fosse tutto il mio universo, ma quello che stava accadendo lì dietro, anche se fingevo di ignorarlo, mi stava potentemente eccitando.
Sandro cominciò a toccarmi. Non per darmi piacere, oh no, solo per aprirmi meglio. Per mostrare ai suoi amici quanto fossi bagnata. Nessuno parlava, ma mi immaginavo i loro pensieri che volavano sull'onda degli sguardi. Vedete quanto è troia la mia donna? Vedete come ci gode a slinguazzare una ragazzina come se fosse una lesbica disperata? Vedete come le piace mostrare il culo e farsi maneggiare davanti a due perfetti estranei? E io subivo, sapendo che era tutto perfettamente vero.
Senza il minimo preavviso, Sandro affondò due dita in un colpo solo nella mia vagina. Questo mi strappò dall'ostentata indifferenza e costringendomi ad un breve grido e ad interrompermi. Per un attimo tutto restò sospeso. Poi Sandro cominciò a giocare con le sue dita dentro di me. Anna posò la mano tra i capelli biondi della nuca e mi tirò decisa contro la sua intimità. Feci appena in tempo a notare che aveva gli occhioni verdi aperti ed attenti. Anche lei, dunque, stava assistendo eccitata alle manovre disinvolte di Sandro sui miei quarti posteriori esposti e sulla mia vagina indifesa. Anche lei, come testimoniava la brutalità di quel gesto, aveva preso a considerarmi un mero giocattolo del piacere. Provai un brivido caldo a quel pensiero. Ripresi a leccarla con passione e devozione, mentre Sandro, pago di avermi eccitata e spalancata per dare più pepe allo show, tornava placido in platea.
Passarono pochi minuti ed Anna salutò con un gridolino ed un irrefrenabile terremoto del pancino morbido il suo orgasmo. Nella foga del momento almeno tre unghie della sua mano destra si conficcarono nella mia spalla, presso la base del collo. Io continuai a leccarla sulla clitoride fin quando con un gesto convulso mi implorò tacitamente di smettere. Poi si abbandonò all'indietro, lasciando le gambe spalancate, dimentica ormai di tutti i pudori iniziali. La sua fica era gonfia, arrossata e bagnata del mix tra i suoi umori e la mia saliva.
Adesso toccava a me… Anna si sistemò sul divano ancora in estasi per l’orgasmo ma curiosa di vedere come giocano gli adulti!
Brava Lena adesso ci hai eccitato ben bene, ecco cosa pensavano gli amici di Sandro mentre mi penetravano davanti e dietro!
Sandro prese Anna e spinse la sua nuca sul suo enorme cazzo duro e se lo fece leccare un po’ prima di spostare i due e finirmi come solo lui sapeva fare!
 
Fonte: scritta da un'amica di Carrara
 
 
 COMPROMESSO
 
Alla fine si convinse. Con una luce strana negli occhi mi disse "E va bene. Avrai il tuo pompino. Ma a due condizioni. Primo: voglio fartelo pensando a un altro uomo. Secondo: non chiedermi chi e', tanto non te lo direi mai. Accetti?" Mi guardava provocante. Accettai. Si mise all'opera con un entusiasmo mai visto, sospirando e mugolando con passione. E dire che due minuti prima era tutta un "non mi va". Guardavo le sue labbra scivolare lungo l'asta e immaginavo, proprio come lo immaginava lei nello stesso istante, che stessero intorno al cazzo dell'altro. Questa idea mi stringeva lo stomaco, moltiplicando il piacere che mi procurava la bocca di lei. Neanche tre minuti e già ansimavo "Vengo... staccati...". Non si staccò. Per la prima volta da
quando stavamo insieme bevve il mio sperma. E sorrise. "Mi sono proprio divertita. Dobbiamo farlo ancora questo gioco." Va bene. Lo faremo. Quando vuoi. Aveva ancora quella luce strana
negli occhi. Chissà a chi cazzo pensava. Chissà a che cazzo pensava... 
 
Fonte: scritta da un'amica di Carrara
 
 
 

Animae et corpus

 
"Arrivo".
Il telefono ha squillato, Marta ha risposto .
Lui non ha bisogno di dire altro, sa perfettamente che basta questa parola e lei lo aspetterà fino al suo arrivo.
Marta sa di avere sempre mezz'ora di tempo per prepararsi, mezz'ora che ormai ha imparato ad utilizzare al meglio, riesce anche ad avere qualche minuto di tempo per fantasticare un po'.
La doccia con il bagnoschiuma scelto da lui, i capelli lavati con lo shampoo comprato da lui.
Ha sempre portato i capelli cortissimi, per fortuna non deve nemmeno asciugarli con il phon ci vorrebbe troppo tempo e Marta non vuole farlo aspettare, peccato che adesso lui voglia che se li faccia crescere, e se lui lo vuole Marta lo farà.
Si asciuga accuratamente, poi si cosparge con il profumo che le ha dato lui, massaggiandosi la pelle. E’ pronta.
Marta si stende sul letto, chiude gli occhi.
Aspetta.
Chissà cosa succederà oggi.
L'ultima volta che è venuto a trovarla si è preoccupato del piacere di Marta con cura quasi maniacale, con tutta l'attenzione possibile.
L' ha accarezzata in ogni luogo, con dita delicate, stimolandola in punti che non immaginava neanche esistessero in lei.
Un brivido profondo l'attraversa ricordando la sua lingua guizzante che le ha accarezzato il sesso per un tempo che a lei è sembrato interminabilmente eccitante, fino a quando lui le ha concesso di venire in un orgasmo che l'ha lasciata spossata, esausta, piena di languore.
Chissà cosa vorrà fare oggi.
Marta lo aspetta sul letto, con gli occhi chiusi.
Dietro le palpebre chiuse scorrono le immagini di mille pomeriggi passati con lui, immagini piene di eccitazione, di emozione, le sembra di sentire
scorrere sulla propria pelle ogni orgasmo che lui le ha concesso.
Il rumore della chiave nella toppa della porta le ferma per un istante il respiro.
E'arrivato.
Marta sa che non si deve muovere, che lo deve aspettare sul letto, con gli occhi chiusi.
E' lui che condurrà il gioco, Marta si lascerà portare dove lui vuole.
Lo sta vedendo con la mente appoggiare le chiavi sulla mensola nel corridoio, bere qualcosa. Sa di poterla fare aspettare quanto vuole, Marta non si muove, lo aspetterà come lui vuole.
Ora sente la sua presenza entrare nella stanza, percepisce il suo arrivo sulla pelle.
Si muove per la stanza, il tonfo leggero degli abiti che cadono a terra.
Un leggero sospiro sta per sfuggirle dalle labbra, ma riesce a trattenersi.
Nessun rumore, nessun movimento quando aspetta.
Lui vuole così.
La sua pelle si increspa di desiderio sentendolo accanto a sé.
Quasi percepisce il tocco del suo sguardo che la percorre, che si sofferma sui seni, sui capezzoli tesi per l'eccitazione, che scende giù sul ventre arrivando al pube, sui peli che si arricciano umidi, sul luccicore degli umori che già le bagnano le grandi labbra.
Marta aspetta.
A volte lui le dice cosa succederà, a volte agisce, senza una parola.
"Oggi tocca a me".
La sua voce le carezza le orecchie, rabbrividisce leggermente.
Il suo corpo si allunga accanto a lei.
Marta adesso può muoversi, questo per lei è il segnale.
Lui è steso sul letto, gli occhi chiusi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, non fa un gesto verso di lei, non sembra neanche accorgersi che Marta si è mossa, che ora è accoccolata accanto a lui.
Lentamente si china sul suo petto, con le labbra gli percorre il torace, con una carezza leggera ma continua, si sofferma prima su un capezzolo, poi con la lingua inizia a leccarlo piano, come lui vuole che faccia. Marta non ha mai conosciuto un uomo a cui questa cosa piacesse, ma lui le ha detto che lo eccita molto, e Marta lo fa.
Non un movimento in lui tradisce eccitazione o godimento, ma Marta sa benissimo che tutto questo gli piace, ed è fiera di esserne responsabile.
Marta non ha bisogno di essere guidata, ormai sa perfettamente cosa lui si aspetta. La sua lingua scende piano lungo il ventre, lasciando una scia di eccitanti baci. Il suo sesso è duro, eretto, teso. Marta non lo tocca con le mani, lui vuole solo essere toccato con la bocca, le labbra, la lingua. Ogni nervatura, ogni millimetro di pelle sono incredibilmente familiari per Marta, potrebbe disegnarne una mappa ad occhi chiusi. Con movimenti lentissimi lascia scivolare il suo sesso all'interno della propria bocca. E' molto grosso, per Marta all'inizio è stato difficile prenderlo tutto in bocca, ma grazie a lui ha imparato, e gli è grata per questo. Per qualche istante lo tiene fermo in bocca, poi lentamente la sua lingua si anima, lo percorre lentamente, con movimenti profondi. La sua durezza tra le labbra è per Marta un estasi, un senso di profonda gratitudine la anima, lui le concede un dono bellissimo.
Adesso lei lo sta scopando con la bocca, si muove seguendo il ritmo che lui le ha insegnato, che ormai non ha più bisogno di farle capire. Lui continua a restare fermo, immoto, appena un leggero accelerare del respiro rende visibile la sua eccitazione. La bocca di Marta continua a muoversi su e giù, su e giù con movimenti fluidi, la durezza del suo membro contro il palato si ripercuote lungo il suo corpo, giungendo fino al suo sesso, talmente denso di eccitazione da sentirlo scoppiare. Ma lei sa benissimo che oggi non le sarà concesso godere, ma sapere di essere artefice del suo godimento la rende ugualmente felice.
Da un'impercettibile movimento percepisce che sta per raggiungere l'orgasmo, e si prepara ad accogliere nella propria bocca il suo sperma, spingendola più a fondo sopra di lui. Sente scendere nella gola il suo sapore salmastro, caldo, non ne sprecherà neppure una goccia, lui le ha insegnato che deve berlo fino in fondo.
Dopo l'orgasmo Marta sa qual è il proprio posto, torna a distendersi sul letto, gli occhi chiusi, non un gesto, non una parola.
Lo sente muoversi, alzarsi.
Mentre lo sente ricomporsi Marta si permette di sognare che prima di andarsene le parlerà, le dirà qualcosa, la abbraccerà.
Non è mai successo, ma lei non smette di sperare.
Ma anche stavolta ha sperato invano.
E' uscito senza dire una parola, per risentire la sua voce dovrà attendere la prossima telefonata.
Adesso può aprire gli occhi, guardarsi intorno, cercare di riappropriarsi del proprio essere. Sente il proprio sesso teso ed eccitato, tempo fa avrebbe allungato la mano per procurarsi da sola l'orgasmo che lui oggi le ha negato, ma ora no, non lo fa più.
Dopo qualche istante si alza, compie gesti quotidiani, normali. Mentre l' acqua scorre nella doccia si guarda nello specchio, osserva il suo corpo che sembra aver cominciato a vivere solo da quando lui se ne è appropriato. Con un dito sfiora la piccola X che l' ha consegnata a lui. Ancora oggi, dopo tanto tempo, risente il dolore senza fine che lui le ha provocato appoggiandole il marchio incandescente sulla tenera pelle del seno sinistro.
E ancora oggi freme nel ricordare quanto, solo quell'unica volta, sia stato tenero, dolce ed appassionato con lei subito dopo, tergendo le sue lacrime di dolore con baci amorosi.
Ormai Marta gli appartiene, è sua in tutto e per tutto, e il marchio è solo un modo per ricordarlo.
Come è un modo per rimarcarlo la porta che neppure chiude più a chiave, tanto Marta non esce più. 
 
Fonte: scritta da un'amica di Carrara 
 

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